Stipendi lavoratori pubblici inadeguati da decenni, tra scarse risorse e stretta rappresentatività

AgenPress.  “Il rischio dell’incapacità dei salari di rincorrere il costo della vita è un problema reale per i lavoratori italiani e che per quelli pubblici, in particolare, esiste da decenni. Bene ha fatto il presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, a sottolinearlo oggi”.

Lo dichiara il segretario nazionale UGL Funzione pubblica, Alessandro Di Stefano, commentando quanto espresso da Blangiardo nel corso dell’audizione dell’Istituto sulla legge di Bilancio 2023 presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato

“L’adeguamento dei salari all’inflazione è un nodo che tocca profondamente i lavoratori dello Stato, per i quali si rischia un danno maggiore a causa del datore di lavoro che non ha capacità finanziarie adeguate ad intraprendere qualsiasi iniziativa economica in favore dei propri dipendenti”.

“Inoltre, la contrattazione nella PA, strutturata in una rappresentatività così stretta, ai limiti dell’incostituzionalità, rischia di aumentare il divario con il mondo del lavoro privato, in quanto, a causa di norme che limitano fortemente il coinvolgimento di tutti gli attori sociali e che non la rende una vera e completa contrattazione collettiva, causa il fallimento di uno dei suoi compiti fondamentali: garantire un salario adeguato a coloro che avrebbero dovuto essere tutelati dagli stessi contratti, ossia i dipendenti”.

“Per non parlare, poi, degli aspetti giuridici, che mirano a rendere il dipendente pubblico competitivo, efficiente e professionalmente adeguato alle innovazioni continue della tecnologia, dell’economia e della società in genere, ma senza che vi siano le adeguate risorse sia per premiarlo sia per incentivarlo”, conclude Di Stefano.

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