Sopravvissuta all’attentato Isis a Bruxelles. Shanti, 23 anni, sceglie l’eutanasia. Non aveva superato il trauma

AgenPress – Shanti De Corte era una studentessa di 17 anni che viaggiava con i suoi compagni di classe all’aeroporto di Bruxelles quando i terroristi dell’ISIS hanno fatto esplodere una bomba . L’esplosione del marzo 2016, insieme ad altre due fatte esplodere dal gruppo in una stazione della metropolitana di Bruxelles, ha ucciso 32 persone e ha lasciato più di 300 feriti.

Shanti non rimase ferita  ma ha subì anni di attacchi di panico e depressione.

“Con tutti i farmaci che prendo, mi sento come un fantasma che non sente più niente. Forse c’erano altre soluzioni oltre ai farmaci”, ha scritto in un post.

Ha cercato di uccidersi due volte, nel 2018 e nel 2020, e ha pubblicato regolarmente sui social media le sue lotte. Non è riuscita a superare l’angoscia e sostenuta dai membri della sua famiglia ha chiesto l’eutanasia.

De Corte, allora 23enne, ha scelto di sottoporsi all’eutanasia all’inizio di quest’anno, che è legale in Belgio. È morta il 7 maggio dopo che due psichiatri avevano firmato la sua richiesta.

Oggi la mamma di Shanti, Marielle, racconta la sua storia: “Quel giorno l’ha distrutta.   Dopo di che non si è mai sentita al sicuro.   Le hanno portato via lo spirito e tutta la sua energia. Nell’estate del 2016 abbiamo fatto un viaggio in Francia.   Shanti non ha mai lasciato l’hotel una volta. Non voleva andare in posti dove c’erano altre persone”.

“Ha sempre sperato di poter vincere la sua battaglia, ma non è stato così.   Dopo un successivo serio tentativo di suicidio è finita al pronto soccorso.   Fu allora che per la prima volta mi chiese perché aveva bisogno di vivere. Le ho detto che non volevo perderla ma ho capito la sua richiesta”.

Shanti ha visitato Roma con la sua famiglia nel 2016.   Era una specie di ultimo desiderio.   “Voleva vedere Roma insieme a noi” dice Marielle. “Era così importante per lei.   L’dorava davvero.   L’ha vissuta in modo così intenso”.

“Ho riso e pianto. Fino all’ultimo giorno. Ho amato e mi è stato permesso di sentire cos’è il vero amore. Ora me ne vado in pace. Sappiate che mi mancate già”. Queste le parole di addio affidate ai social dalla ragazza, che all’età di 23 anni ha chiesto e ottenuto lo scorso maggio l’eutanasia per l’insopportabile sofferenza psichiatrica sviluppata dopo gli attentati.

“Mi sveglio e prendo medicine a colazione, poi fino a 11 antidepressivi al giorno. Senza non posso vivere, ma con tutte queste pastiglie non provo più niente, sono un fantasma”, aveva scritto in passato la giovane, che già nel 2020 aveva tentato il suicidio, chiedendo più volte di poter mettere fine alla sua vita in maniera più dignitosa. La sua richiesta per il suicidio assistito è stata alla fine accolta dalla commissione federale per il controllo e la valutazione dell’eutanasia con il parere favorevole di due psichiatri.

I pubblici ministeri di Anversa hanno avviato un’indagine sul caso di De Corte dopo che Paul Deltenre, neurologo dell’ospedale clinico accademico CHU Brugmann di Bruxelles, ha lamentato che la decisione della giovane donna di porre fine alla sua vita “è stata presa prematuramente”.

Ma la commissione federale responsabile del controllo sull’eutanasia ha per ora chiuso il caso affermando che la legge è stata pienamente rispettata e che la ragazza “era in un tale stato di sofferenza mentale che la sua domanda è stata logicamente accettata”.

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