Siria. Corpi di detenuti torturati ed uccisi, conservati in stanze piene di sale nel famigerato carcere di Saydnaya

AgenPress – Gli attivisti del SOHR hanno documentato la morte di un giovane sotto brutale tortura all’interno delle carceri di sicurezza del regime dopo essere stato arrestato per quattro giorni dalle forze del regime nella città di Alma, a nord-est di Daraa. Il corpo del giovane è stato consegnato ai suoi genitori nella città di Al-Sora, nella campagna orientale di Daraa.

Il numero di civili morti sotto tortura nelle carceri del regime, documentato dall’Osservatorio siriano per i diritti umani dall’inizio del 2022, è salito a 78, inclusi due ufficiali dell’esercito dissidente e 38 persone della Ghouta orientale i cui certificati di morte sono stati consegnati da regime alle loro famiglie.

Gli attivisti  hanno documentato anche la morte di un civile di Duma a Rif Dimashq sotto tortura nel “famigerato macello umano” nel carcere di Saydnaya dopo essere stato arrestato nel maggio 2012, nella città di Douma. Secondo fonti del SOHR, la famiglia della vittima è stata informata della sua morte sotto tortura.

La prigione è famosa per le stanze colme di sale per conservare i corpi delle persone uccise sotto tortura

Il carcere di Sednaya, vicino Damasco, è uno dei tristemente noti penitenziari dove da decenni vengono rinchiusi e torturati dissidenti, attivisti, oppositori politici. Dallo scoppio della repressione poliziesca e militare del governo centrale di Damasco, incarnato dal presidente Bashar al Assad, sono circa 30mila i siriani finiti nelle celle e nelle sale di tortura del carcere di Sednaya, secondo i conteggi delle organizzazioni umanitarie siriane e internazionali. Di questi 30mila, solo sei mila sono stati liberati dopo diversi anni di detenzione. Alcuni di questi superstiti hanno raccontato le loro agghiaccianti esperienze ad avvocati e difensori per i diritti umani.

Le loro testimonianze, risalenti al 2013, 2014 e 2017, sono state raccolte nell’ultima relazione dell’Adsps, che contiene per la prima volta una descrizione dettagliata delle “camere di sale”.

Queste stanze, descritte dai testimoni come buie, contengono un numero imprecisato di corpi di detenuti uccisi sotto tortura e conservati nel sale. In gran parte della Siria l’elettricità è razionata e in numerose regioni del paese non è possibile far funzionare elettrodomestici.

In assenza di celle frigorifero funzionanti, si legge nella relazione per conservare i corpi nel carcere di Sednaya si è ricorso al sale proveniente dal lago salto di Sabkhat al Jabbul vicino ad Aleppo. Non ci sono prove documentali dell’esistenza di queste “stanze di sale” ma, secondo la relazione, sono concordanti e circostanziate le testimonianze degli ex detenuti, ora all’estero e protetti dall’anonimato per timore di ripercussioni del governo siriano contro i loro familiari rimasti in patria. Dallo scoppio del conflitto siriano nel 2011 a oggi più di 100mila persone sono state uccise nelle carceri governative, secondo l’elenco aggiornato dell’Osservatorio per i diritti umani in Siria.

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