Scuola. Aumento povertà tra i minori mette a rischio i percorsi educativi. 1 diplomato su 10 non ha competenze

AgenPress – Già prima del conflitto in Ucraina, nel 2021, la povertà assoluta riguardava 1 milione e 382mila minori nel nostro Paese, il 14,2%, in crescita rispetto al 2020 (13,5%). Le conseguenze della crisi energetica e dell’impennata dell’inflazione, che ha un impatto maggiore sulle famiglie meno abbienti e con minore capacità di spesa (+9,8%, contro il +6,1% delle famiglie con livelli di spesa più elevati), sono una grave minaccia e potrebbero sospingere rapidamente un numero ancora maggiore di minori nella povertà.

 Ma l’impoverimento materiale di bambini, bambine e adolescenti, in crescita nonostante gli sforzi compensativi attuati per proteggere categorie e famiglie più esposte, non è che la cornice di un quadro ancora più preoccupante, se possibile, per il loro futuro: l’impoverimento educativo sconta ancora gli effetti di Covid e DAD, soprattutto tra i minori già in svantaggio socioeconomico. Il 9,7% degli studenti con un diploma superiore nel 2022 si ritrova in condizioni di dispersione “implicita”, cioè senza le competenze minime necessarie (secondo gli standard INVALSI) per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università, mentre il 12,7% degli studenti italiani non arriva al diploma, perché abbandona precocemente gli studi; il 9,7% del totale, quasi un diplomato su 10 nel 2022, è “senza le competenze minime necessarie per entrare nel mondo del lavoro o dell’Università”: si tratta di una “dispersione implicita” ed è connessa all’impoverimento educativo e alla povertà materiale.

C’è una forte disparità geografica nella “dispersione implicita” – rileva l’organizzazione – che raggiunge il picco in Campania, al 19,8%; se si guarda alle competenze nelle singole materie, in Campania, Calabria e Sicilia più del 60% degli studenti non raggiungono il livello base delle competenze in italiano, mentre quelle in matematica sono disattese dal 70% degli studenti in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Inoltre, l’abbandono scolastico nella maggior parte delle regioni del sud va ben oltre la media nazionale (del 12,7%), con punte in Sicilia (21,1%) e Puglia (17,6%) e valori decisamente più alti rispetto a Centro e Nord anche in Campania (16,4%) e Calabria (14%).

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