Radicali Italiani: Assad e Putin sodali nei crimini, Mattarella revochi onorificenze ai russi

AgenPress. “Ad Assad l’allora presidente Napolitano revocò onorificenza incautamente concessa: attendiamo ancora che Mattarella revochi l’onorificenza a portavoce Putin e ad altri 18 uomini di Mosca”, così in una nota Massimiliano Iervolino, Igor Boni e Giulio Manfredi, segretario, presidente e membro di giunta di Radicali Italiani.

“Riteniamo molto significativo che gli unici due capi di Stato che sono andati a Mosca a portare la loro solidarietà a Putin siano il dittatore bielorusso Lukashenko e il dittatore siriano Assad.

D’altronde, Assad avrebbe dovuto abbandonare da tempo il potere e la stessa Siria, evitando la fine di Gheddafi, se non avesse ricevuto il fondamentale aiuto di Putin nel 2015; sono stati i militari russi spediti in Siria a puntellare il regime di Damasco, grazie anche ai bombardamenti indiscriminati della popolazione civile, con utilizzo di armi chimiche.

Ora Assad, per sdebitarsi, accorre dal suo salvatore e si scaglia contro i ‘nazisti ucraini’. Non solo: Assad è l’unico, con Lukashenko, ad avere riconosciuto le sedicenti repubbliche autoproclamate di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhya, annesse illegittimamente alla Russia da Putin.

Diciamolo: Putin e Assad non dovrebbero incontrarsi a Mosca ma nelle aule della Corte Penale Internazionale. Varie associazioni di profughi siriani stanno lavorando alla raccolta di prove e testimonianze dei crimini di Assad contro il suo popolo; altrettanto si sta facendo nei confronti dei crimini di Putin in Ucraina.

Intanto, il presidente Mattarella e il ministro Tajani possono fare subito una cosa piccola ma significativa: seguire l’esempio del presidente Napolitano – che revocò nel 2012 l’onorificenza di ‘Cavaliere di Gran Croce’ incautamente concessa ad Assad nel 2010 per I suoi impegni per la pace – e revocare finalmente l’onorificenza della Repubblica Italiana concessa al portavoce di Putin Dmitry Peskov nel 2017 e altre 18 onorificenze concesse dal 2014 a esponenti del regime di Mosca”, concludono.

 

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