Papa: “Nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza”

AgenPress. Papa Francesco interviene nella serata conclusiva dell’Incontro di preghiera per la pace con i leader cristiani e delle religioni mondiali che si è aperto domenica scorsa a “la Nuvola” di Roma.

Ripete con forza un appello già lanciato un anno fa, sempre al Colosseo, ma che oggi, afferma, è “ancora più attuale” e dice: “Le religioni non possono essere utilizzate per la guerra (…) nessuno usi il nome di Dio per benedire il terrore e la violenza”. Che la ricerca della pace sia al centro del nostro agire, dice ancora, e lo fa proprio nel giorno in cui, in merito alla guerra in Ucraina, sembra aprirsi uno spiraglio di dialogo.

Quest’anno la nostra preghiera è diventata un “grido”, perché oggi la pace è gravemente violata, ferita, calpestata: e questo in Europa, cioè nel continente che nel secolo scorso ha vissuto le tragedie delle due guerre mondiali. Siamo nella terza. Purtroppo, da allora, le guerre non hanno mai smesso di insanguinare e impoverire la terra, ma il momento che stiamo vivendo è particolarmente drammatico.

Papa Francesco sottolinea ancora una volta che “la pace è nel cuore delle religioni”, quella pace negata e umiliata in tante parti del mondo e il cui grido viene spesso messo a tacere “dalla retorica bellica”, ma anche dall’odio e dall’indifferenza. Eppure è un’invocazione che, afferma il Papa, “non può essere soppressa”.

Che la guerra sia “madre di tutte le povertà”, e lasci “il mondo peggiore di come lo ha trovato”, che sia “un fallimento della politica e dell’umanità”, lo dimostrano, osserva il Papa, “le lezioni dolorosissime del secolo Ventesimo, e purtroppo anche di questa prima parte del Ventunesimo”, in cui, dimenticando Hiroshima e Nagasaki, si è tornato a minacciare l’uso delle armi nucleari. Ma se, sostiene Papa Francesco, i potenti della terra non danno ascolto alle aspirazioni dei loro popoli, non muta il disegno di pace di Dio per l’umanità e che sta a noi accogliere.

Per favore, non lasciamoci contagiare dalla logica perversa della guerra; non cadiamo nella trappola dell’odio per il nemico. Rimettiamo la pace al cuore della visione del futuro, come obiettivo centrale del nostro agire personale, sociale e politico, a tutti i livelli. Disinneschiamo i conflitti con l’arma del dialogo.

 

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