Papa: il problema non sono i processi in Vaticano ma i fatti gravi che li determinano

AgenPress. Le ferite che in questo tempo hanno determinato “profonde lacerazioni”, a causa di numerose guerre, e la loro possibile guarigione attraverso l’impegno ad essere artigiani di pace.

È questo il chiaroscuro con cui si apre il discorso di Papa Francesco in occasione dell’inaugurazione del 94.mo anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano.

Processi in Vaticano, dolorosa necessità

Riferendosi alla prospettiva in cui si inseriscono le attività dei Tribunali dello Stato della Città del Vaticano, il Papa ricorda poi che le “controversie giuridiche e i relativi processi sono aumentati”. Come anche “è aumentata, in non pochi casi, la gravità delle condotte che vengono in rilievo, soprattutto nell’ambito della gestione patrimoniale e finanziaria”.

Qui bisogna essere chiari ed evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano e li rendono dolorosamente necessari. Infatti, tali comportamenti, da parte di membri della Chiesa, nuocciono gravemente alla sua efficacia nel riflettere la luce divina.

Con questo atteggiamento di misericordia e di vicinanza siamo chiamati a guardare i fratelli e le sorelle, soprattutto quando sono in difficoltà, quando sbagliano, quando sono sottoposti alla prova del giudizio. Una prova che a volte è necessaria, quando si tratta di accertare condotte che offuscano il volto della Chiesa e destano scandalo nella comunità dei fedeli. È di aiuto a tal fine l’esercizio di un rigoroso discernimento, che «impedisce di sviluppare una morale fredda da scrivania nel trattare i temi più delicati»; come pure il prudente ricorso al canone dell’equità, che può favorire la ricerca del necessario equilibrio fra giustizia e misericordia.

“Misericordia e giustizia – conclude Francesco – non sono alternative ma camminano insieme, procedono in equilibrio verso lo stesso fine, perché la misericordia non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento”. La via della giustizia “rende possibile una fraternità in cui tutti sono tutelati, specialmente i più deboli”.

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