Monza. Reddito di cittadinanza a condannati per mafia, riciclaggio, violenza privata e truffa. 65 denunciati

AgenPress –  Sessantacinque persone, tra cui un condannato per mafia, sono state denunciate dalla Guardia di Finanza per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza, per un totale di circa 350 mila euro. Le indagini delle fiamme gialle brianzole sono partite da un controllo contro le frodi, in collaborazione con l’Inps.

Dei 65 denunciati, tutti residenti in provincia di Monza (in particolare tra Seveso e Seregno), di cui sei stranieri, il 35% è risultato colpito da misura cautelare personale e, o in alternativa, condannato in via definitiva per un reato grave, nei dieci anni precedenti la richiesta, e quindi non idoneo a richiedere il sussidio.

Tra loro anche un cittadino monzese che ha ricevuto un contributo di 8 mila euro, nonostante fosse stato condannato anche per associazione di tipo mafioso, nell’ambito di un procedimento a carico di un’organizzazione legata all’Ndrangheta, e condannati per reati sessuali.

In dieci tra i denunciati erano ai domiciliari per vari reati tra cui riciclaggio e associazione a delinquere, rapina aggravata, violenza privata e truffa, violenza di genere e revenge porn, mentre otto erano sottoposti a interdizione dai pubblici uffici per condanne per riciclaggio, rapina e altro. Tra loro un uomo residente a Concorezzo (Monza), condannato per sfruttamento della prostituzione e detenzione di stupefacenti e uno di Mezzago, condannato violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia, oltre a due cittadini di Biassono condannati per bancarotta fraudolenta e falso.

A latere dei condannati o sottoposti a misura cautelare, i restanti denunciati, secondo le indagini dei finanzieri, hanno falsamente dichiarato di vivere in Italia da oltre dieci anni, finto la disoccupazione, esibito cittadinanze fantasma, e tre brianzoli che avevano da poco vinto 76 mila euro ai giochi online (dopo averne spesi circa 365 mila). Le conclusioni dell’inchiesta, oltre ad essere trasmesse all’autorità giudiziaria, sono state inviate anche agli uffici dell’Inps per i provvedimenti di decadenza, revoca, sospensione o riduzione dei benefici illecitamente erogati e l’avvio delle azioni di recupero.

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