Migranti. Ue, salvare vite in mare obbligo morale e globale. C’è meccanismo solidarietà su ridistribuzione

AgenPress –  “Stiamo seguendo la situazione a stretto contatto e abbiamo visto che ci sono tre navi con persone a bordo che hanno chiesto aiuto. La Commissione non è responsabile del coordinamento” delle azioni di salvataggio in mare ma “occorre sottolineare che è un obbligo morale e legale” per gli Stati membri salvare persone in mare. Lo ha detto la portavoce della Commissione Ue, Anitta Hipper, rispondendo ad una domanda sui casi delle navi Humanity e Ocean Viking.

La Commissione Europea sta attivamente sostenendo i colegislatori, il Consiglio e il Parlamento, ad attivare il trilogo il prima possibile sulla proposta per l’immigrazione ora che è stato raggiunto un accordo politico per concludere il lavoro entro il 2024. Lo fa sapere un portavoce della Commissione Ue. Per quanto riguarda invece il meccanismo di solidarietà sul trasferimento dei migranti, al momento si registrano 8000 mila offerte di relocalizzazioni e 38 candidati che hanno accettato. Il meccanismo può essere utilizzato anche per ridistribuire i migranti al momento bloccati sulle navi al largo dell’Italia.

Il meccanismo temporaneo di solidarietà è stato concordato nel giugno scorso su iniziativa della presidenza di turno francese per rispondere alle difficoltà migratorie degli Stati membri di primo ingresso che si affacciano sul Mediterraneo. A firmarlo sono stati 18 Paesi dell’Ue – tra cui l’Italia – e tre Paesi associati. Il contributo assume la forma di ricollocamento (presa in carico in uno Stato membro di richiedenti asilo già registrati in un paese di primo ingresso) o, per i Paesi che non accettano questa forma di solidarietà, si prevedono altri contributi o finanziari o di personale per la gestione dei confini. Oltre all’Italia, hanno firmato l’accordo Germania, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein. Invece Polonia, Ungheria, Austria, Danimarca, Estonia, Lettonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia non hanno aderito.

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