Migranti. Piantedosi, ricollocati negli altri Paesi europei meno di 1500 persone. E un fallimento del principio di solidarietà 

AgenPress –  In Italia è ancora viva la memoria della tragedia di Cutro e Lampedusa si è trasformata in “un centro di gestione dei migranti” con pesanti implicazione locali. Occorre quindi “una forte azione estera dell’Unione” per affrontare il problema migratorio.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Piantedosi al giro di tavolo al Consiglio Affari Interni.

A fronte di un “drammatico aumento dei flussi nel Mediterraneo centrale” la redistribuzione dei migranti tra gli altri Paesi europei è stata di meno “di 1500 persone”, che è ben al di sotto dei pur limitati impegni assunti ed è un sintomo di “fallimento” del principio di solidarietà.

L’Italia vuole assumere una posizione di “responsabilità” nei confronti del possibile accordo sulla migrazione che deve però essere dimostrata anche verso “i cittadini italiani ed europei” per una riforma che sarebbe altrimenti “destinata a fallire nella realtà. Non voglio esprimere una posizione nettamente contraria ma dobbiamo immaginare su alcuni punti la possibilità di ulteriori negoziati”.

Tra i punti elencati dal ministro c’è quello di “negoziare ancora” sulla capacità adeguata “ragionevole”, per arrivare a una quota di “20 mila posti” con un moltiplicatore di “un massimo di due”, l’introduzione del “tetto annuale” e “la mera notifica della Commissione” sulla sospensione della procedure di frontiera obbligatorie, la “flessibilità sul principio di Paese terzo sicuro” evitando la connessione.

La responsabilità nei casi SAR – per quello che andrebbe a sostituire l’attuale meccanismo di Dublino – dovrebbe “limitarsi a 12 mesi”. Piantedosi ha poi espresso “forti dubbi” sull’attuazione delle compensazioni finanziarie per i mancati ricollocamenti visto che sinora la solidarietà volontaria “non ha funzionato”. Sarebbe poi essenziale “prevedere una clausola di revisione dopo un anno”.

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