Migranti. L’Ue trova l’accordo, l’Italia ha giocato un ruolo decisivo. Orban vota contro, “Bruxelles abusa del suo potere”

AgenPress – La Commissione europea accoglie con favore il successo dell’accordo politico raggiunto dagli Stati membri in occasione del Consiglio “Affari interni” dell’8 giugno sul nuovo patto sulla migrazione e l’asilo, che aveva presentato nel settembre 2020.

Questa è una vera svolta dopo anni di intensi negoziati. Questo accordo offre una buona base per i negoziati tra il Parlamento europeo e il Consiglio.

È stato raggiunto un orientamento generale su due pilastri fondamentali del patto: il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione e il regolamento sulla procedura di asilo.Ciò si aggiunge all’intesa già riscontrata su altri pilastri del Patto. Queste proposte consentiranno di creare un sistema più equo, efficiente e sostenibile per la gestione dell’asilo e della migrazione. Il patto prevede una soluzione comune che garantisca un equilibrio tra solidarietà e responsabilità tra gli Stati membri.

La presidente Ursula von der Leyen ha dichiarato : “L’accordo in sede di Consiglio dimostra che l’UE è forte e in grado di andare avanti insieme anche sulle questioni più complesse. Con la fiducia e la cooperazione, possiamo fornire una risposta europea a una sfida che tutti abbiamo in comune. Questo successo poteva essere raggiunto solo con la resistenza e lo sforzo vigoroso di tutte le persone coinvolte. I miei più sentiti ringraziamenti e apprezzamenti per tutto il duro lavoro vanno, in particolare, al Vicepresidente Margaritis Schinas e al Commissario Ylva Johansson . Continueranno a lavorare a stretto contatto con i colegislatori per facilitare e sostenere un accordo tempestivo sul patto.”

La Commissione è pronta a collaborare con il Parlamento europeo e il Consiglio per garantire un accordo sul patto come indicato nella tabella di marcia comune.

“Si tratta di un grande giorno”, ha sentenziato la ministra svedese per l’Immigrazione Maria Malmer Stenergard, presidente di turno. L’Italia ha giocato un ruolo decisivo, ponendo con forza le proprie richieste per poi chiudere la partita senza sfilarsi all’ultimo metro.

“Abbiamo avuto una posizione di grande responsabilità, trovando corrispondenza da altri Paesi e ottenendo consenso sulle nostre proposte”, ha dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. “Riteniamo che sia un giorno in cui parte qualcosa e non solo sia un giorno di arrivo”. D’altra parte una cosa è emersa molto chiara fin da subito: senza l’Italia la Svezia non avrebbe forzato la votazione a maggioranza qualificata. “L’obiettivo è ottenere un accordo che sia reale nella pratica – notava una fonte con accesso al tavolo – non solo sulla carta”.

Il nuovo Patto Ue sui migranti è articolato su due grandi capitoli: la revisione delle procedura d’asilo (Apr) e la gestione dell’asilo e della migrazione (Ammr).

Il primo punto prevede di fissare una procedura comune in tutta l’Ue per concedere o revocare la protezione internazionale e per stabilire rapidamente alle frontiere chi può avere l’asilo e chi no. Un altro punto stabilisce che le domande di asilo dovranno essere esaminate entro un determinato periodo. Il Patto, poi, prevede di introdurre una quota annuale di posti da ripartire in ogni Paese sulla base di una formula che tiene conto del Pil e della popolazione.

L’accordo prevedere un meccanismo che, in caso di boom di arrivi, consenta al Paese interessato di applicare misure eccezionali. Uno degli obiettivi è quello di rimpiazzare la versione attuale del regolamento di Dublino con nuove disposizioni per i Paesi di primo ingresso. Sarà possibile individuare Paesi terzi non di origine verso i quali sarà possibile portare i migranti espulsi. È previsto, poi, un bacino di 30mila ricollocamenti l’anno: i Paesi che non vorranno partecipare al meccanismo potranno farlo, ma pagando una “una tantum” per ogni migrante non accolto.

“Il contributo finanziario stabilito è di 20mila” euro per ogni migrante non ricollocato, ha spiegato Maria Malmer Stenergard, ministra alla Migrazione della Svezia, Paese che presiede il Consiglio Ue. “I livelli nella procedura di frontiera concordati – ha aggiunto – sono di 30mila. È stato visto il tetto massimale, che sarà attuato in modo graduale. Il moltiplicatore per il tetto annuale è due per il primo anno, tre il secondo anno e quattro a partire dal terzo anno. Il tempo massimo” per il trattamento della domanda di asilo “è di 6 mesi”

Ora l’Ue si doterà di una capacità di gestione fissata a 30mila ‘posti’ con un coefficiente di moltiplicazione progressivo di 2 3 e 4 nell’arco di tre anni. A contare non è il migrante singolo ma il ‘posto’ e siccome la domanda di richiesta asilo dovrà essere evasa entro 12 settimane si calcola che il primo anno il tetto sarà di 60mila persone, poi 90mila e infine 120mila.

La novità sta nel fatto che l’Italia ha ottenuto che questi denari confluiscano in un fondo gestito da Bruxelles per “attuare progetti concreti per la cosiddetta dimensione esterna”. Insomma, Roma non voleva che i Paesi del sud diventassero il “centro di raccolta degli immigrati per conto dell’Europa”. Ma la solidarietà si trova anche in altri passaggi. Come la responsabilità ridotta – 12 mesi invece di 24 – per le persone salvate in mare con operazioni SAR che poi presentano (e ottengono) la protezione internazionale. Poi c’è un’intesa sulle misure di sostegno finanziario per la realizzazione operativa (comprese infrastrutture) delle procedure di frontiera. Il passaggio più controverso però, che ha rischiato di far saltare tutto, è stata la possibilità di stilare accordi con Paesi terzi, diversi da quelli di origine, dove inviare i migranti una volta negata la protezione.

Alcuni Stati membri, come la Germania, volevano un’interpretazione molto stretta, altri più larga. Un particolare non da poco perché permetterebbe di liberare molto più velocemente gli hot-spot e dunque snellire il sistema. L’Italia, sulla questione, è stata sostenuta da diversi Paesi, come ad esempio l’Olanda. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni non a caso esulta. Per lei l’unico modo di affrontare i problemi dati dalla migrazione “è risolverli alla partenza” e dunque si dice “soddisfatta di essere riuscita a far capire che c’è un modo di affrontare la questione insieme”.

“Bruxelles abusa del suo potere. Vogliono ricollocare i migranti in Ungheria con la forza. Questo è inaccettabile”. ha replicato  il premier ungherese, Viktor Orban, su Facebook.  Il primo ministro ha accusato Bruxelles di voler “usare la violenza per trasformare l’Ungheria in un Paese di migranti”. Il nuovo Patto sulla migrazione concordato ieri in Lussemburgo in realtà non prevede il trasferimento obbligatorio dei migranti ma “il principio di solidarietà”, con contributi economici o altri aiuti.

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