Messina. “Il 4 maggio aprirò il mio bar. Devo dare da mangiare ai miei figli”

Agenpress – “Il 4 maggio aprirò il mio bar. Lo farò per i miei figli, per mia moglie e per la mia dignità. Siamo coscienti che quando riapriremo sarà ancora più dura lavorare, ma più si apre tardi e più lontano sarà il ritorno alla normalità. Abbiamo ancora più spese: mascherine, guanti, sanificazione. Le affrontiamo senza problemi, ma lasciateci lavorare. Il giorno 4 apro, ma non è una sfida, io non sono nato per le guerre ma solo per lavorare. Il mio è un grido di protesta”.

Lo dice Natale Luna, proprietario di un bar pasticceria a Santa Teresa di Riva (Messina),  intervenuto microfoni di Radio Cusano Campus.

“Davanti a me ho un minimarket ancora aperto, alla mia sinistra una merceria, una parafarmacia, sono tutti aperti. La gente è in fila fuori da quei negozi e non può fare la fila al bar per prendersi il caffè. Io ho anche un portico all’aperto. Io non posso più stare chiuso perchè devo dare da mangiare ai miei figli, non devo andare in vacanza nè comprarmi la macchina nuova. Aiuti del governo? Sono arrivati solo i 600 euro. Io pago 2200 euro di affitto, ieri ho pagato 690 euro di bollette senza aver aperto un giorno l’attività. Ho bisogno di liquidità per riempire il locale, per riaprire devo andare a prendere almeno 10mila euro dal fondo del governo. Quindi so già di partire con 25mila euro di debito con lo Stato. Perchè al nord con tutti quei contagi e quei morti stanno riaprendo e al sud non fanno aprire? Forse vogliono ammazzare definitivamente il sud”.

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