Mariastella Giorlandino (Artemisia Lab): “Per me esiste un’unica sanità, quella di qualità a tutela del cittadino”

AgenPress. Mi rammarica sottolineare che prima della pandemia l’Italia era tra i paesi più all’avanguardia nella prevenzione, oggi invece il tasso di mortalità per patologie gravi diverse dal Covid è spaventosamente aumentato, passando da 500 decessi al giorno a livello nazionale a più di 3000 decessi al giorno. Eppure, nulla si sta facendo per risanare tale devastante situazione.


Le risulta quanto denunciano le Associazioni dei Consumatori che i tamponi presso laboratori privati possono arrivare a prezzi elevati. Nei centri Artemisia Lab i prezzi sono calmierati?

Per i tamponi antigenici qualitativi e/o quantitativi con indice COI (Cut Off Index) è stato concertato tra la Regione Lazio e le strutture sanitarie private un prezzo calmierato di euro 22,00, al quale nessuna struttura sanitaria si è mai sottratta.

Presso la Rete dei laboratori Artemisia Lab il costo dei tamponi antigenici qualitativi è di euro 14,00, mentre gli stessi tamponi nelle farmacie vengono erogati al costo di euro 15,00; inoltre, la stessa Regione Lazio rimborsa alle farmacie il costo di euro 8,00 se detti tamponi vengono eseguiti ai minori di 18 anni.

Per i tamponi antigenici quantitativi viene applicato, invece, il prezzo concordato e calmierato di euro 22,00, in ragione dei maggior costi necessari per l’esecuzione di tali test, che richiedono un laboratorio autorizzato munito di speciale strumentazione (cappe, centrifughe, ecc.), un microbiologo e aree dedicate, e a cui infatti viene riconosciuta un’attendibilità simile ai tamponi molecolari.

Anche tali prezzi – a quanto mi risulta – sono sempre stati rispettati da tutte le strutture private.

Per i tamponi molecolari, invece, non è mai stato concertato alcun prezzo calmierato. Le strutture sanitarie come le mie, autonomamente e privatamente, al solo fine di garantire un servizio equo per tutta la popolazione, hanno stabilito di erogare tali tamponi al costo di euro 60,00. A ben vedere, quindi, un costo inferiore a quello applicato presso le strutture pubbliche, che prevedono un ticket di euro 69,88.

Tali prezzi non vanno confusi con il costo di euro 140,00 applicato, invece, per un servizio ulteriore ed innovativo, che la Rete Artemisia Lab eroga a quei pazienti che ne facciano espressa richiesta per particolari esigenze di celerità, che prevedono l’esecuzione di un tampone molecolare il cui referto viene reso eccezionalmente nell’arco di sole 4 ore. Tale prezzo trova la sua ragione nell’utilizzo di particolari Kit che hanno un costo triplo rispetto agli ordinari Kit utilizzati, pari ad euro 84,00 per ciascun tampone.

I laboratori della Rete Artemisia Lab eseguono anche tamponi di terza generazione  (sia su tampone salivare che su tampone rinofaringeo) che utilizzano la metodica CLEIA (chemiluminescenza).

Fatta questa premessa, non posso non rilevare come le informazioni che i mass media hanno trasmesso in quest’ultimo periodo sono state assolutamente fuorvianti e non veritiere, volte unicamente a fomentare l’odio sociale, anziché fornire una giusta e doverosa informazione in un periodo tanto difficile quale quello attuale.

Peraltro, colgo l’occasione per rilevare come le strutture sanitarie private come la Rete Artemisia Lab, per ottenere l’autorizzazione ad eseguire i tamponi antigenici quantitativi ed i molecolari, hanno dovuto seguire un lungo iter, durante il quale hanno dovuto presentare specifiche istanze corredate di tutta la documentazione necessaria volta a dimostrare la disponibilità di appositi laboratori già specificamente autorizzati, di microbiologi, di aree dedicate e specifici percorsi all’uopo dedicati e di specifica strumentazione necessaria all’espletamento di quanto richiesto. Di contro, le farmacie sono state autorizzate nonostante l’assenza di tali requisiti e senza l’espletamento di alcun iter burocratico.Tale disparità di trattamento è – ad oggi – per me ancora inspiegabile.

Dall’inizio della pandemia molte visite mediche o indagini diagnostiche sono state annullate o hanno subito notevoli ritardi. I vostri laboratori sono riusciti a sopperire alla richiesta o hanno subito una riduzione o ritardi nelle prestazioni?

Fin dall’inizio della pandemia i poliambulatori e gli ambulatori privati ed accreditati, che a livello nazionale contano più di 5000 strutture, unite sotto l’associazione di categoria FederAnisap, sono stati gli unici a continuare ad erogare servizi sanitari sul territorio, continuando a garantire qualità e professionalità.

Per far ciò, ovviamente è stato necessario un grandissimo impegno non soltanto in termini di risorse umane, ma anche dal punto di vista economico, dovendo sempre garantire la massima sicurezza e la grandissima eccellenza e qualità dei servizi e della professionalità coinvolta.

Alla luce di tale impegno, le strutture sanitarie sono riuscite – non senza un enorme sforzo – a continuare a garantire gli stessi servizi alla stessa velocità.

Nelle strutture pubbliche, invece, è stato necessario ridurre i servizi resi, se non a chiuderli, per sopperire all’esigenza pandemica, togliendo spazio alla prevenzione.

Mi rammarica sottolineare che prima della pandemia l’Italia era tra i paesi più all’avanguardia nella prevenzione, oggi invece il tasso di mortalità per patologie gravi diverse dal Covid è spaventosamente aumentato, passando da 500 decessi al giorno a livello nazionale a più di 3000 decessi al giorno.

Eppure, nulla si sta facendo per risanare tale devastante situazione.

Lei fece una proposta nel mese di aprile 2020 che per uscire dalla pandemia ci doveva essere appunto una sinergia tra pubblico e privato tesa ad ottenere una mappatura immediata delle condizioni degli italiani asintomatici e non. Questa proposta è stata ignorata dalle Istituzioni sanitarie, mentre se fosse stata considerata non ci saremmo trovati in queste condizioni. Ad oggi possiamo definire la sua inascoltata proposta una vera e propria “profezia”?.

In realtà, io parlo di integrazione tra sanità pubblica e privata non soltanto dall’anno scorso, perché per me esiste un’unica sanità: quella di qualità a tutela del cittadino.

Solo con un’integrazione e collaborazione tra il pubblico e il privato si può ottenere maggiore efficienza e qualità, e ciò perché il privato ha una maggiore elasticità nel potere decisionale e nell’adottare protocolli e misure in tempi celeri, adattandosi alle mutate esigenze, senza dimenticare peraltro i continui controlli semestrali a cui il settore privato è costantemente sottoposto.

Fin dal marzo del 2019 ho incontrato esponenti delle Istituzioni e politici, ai quali ho presentato le mie proposte per l’abbattimento delle liste di attesa.

Ho proposto diversi percorsi diagnostici, a titolo esemplificativo: per la diagnosi di un tumore al seno ho proposto un controllo comprensivo di ecografia, mammografia e, ove necessario, ago aspirato, con il rilascio della diagnosi entro 24/72 ore, all’esito del quale lo stesso viene direttamente inviato presso il CUP regionale (come avviene ora per i tamponi) il tutto al costo di euro 280,00.

Si pensi che nel settore pubblico, solo l’esecuzione di una mammografia costa euro 70,00, se consideriamo tutti gli ulteriori costi connessi, il prezzo complessivo per tale diagnosi arriva ad euro 400,00.

È di tutta evidenza che tale proposta non soltanto avrebbe abbattuto il costo della sanità pubblica, ma sicuramente avrebbe ridotto drasticamente tutto l’arretrato maturato a causa delle mancate diagnosi.

Purtroppo, però, la burocrazia o forse la non perfetta preparazione di chi deve operare tali scelte hanno impedito tutto ciò, impiegando il tempo a parlare di “Casa della salute”, per la cui realizzazione occorrono almeno 5 anni, troppi per quelle persone che che oggi rischiano la vita.

Se invece di parlare di questo, si inviassero le persone presso strutture private convenzionate o private autorizzate, ci sarebbe un notevole abbattimento delle liste di attesa.

Ma per fare ciò è necessario uscire dalla politica e dalle ideologie ed entrare in un’ottica di tutela della salute del cittadino.

Lei ha sempre sottolineato, nei suoi interventi, l’importanza della comunicazione in questa emergenza sanitaria causata dal Covid, e ha sempre ribadito che sarebbe stata necessaria un’informazione univoca e chiara che contribuisse a rendere più consapevoli le persone sulle corrette modalità con cui procedere. Secondo Lei, i nostri rappresentati governativi, hanno commesso errori di comunicazione in questa fase epidemica?

Sì, come ho detto più volte, la comunicazione ha sicuramente contribuito a peggiorare la situazione. Le informazioni discordanti e talvolta errate, il tutti contro tutti, hanno soltanto ingenerato maggior confusione ed incertezza nella popolazione, anziché fornire direttive chiare ed univoche.

L’esempio più eclatante lo abbiamo avuto la scorsa estate dal rientro delle vacanze, quando fu assicurato a tutti di poter fare un rientro sereno eseguendo dei meri tamponi antigenici qualitativi.

Niente di più sbagliato!

Sarebbe stato quanto mai necessaria un’informazione chiara sull’importanza di eseguire i diversi test nella giusta tempistica.

Il tampone antigenico qualitativo fornisce una risposta attendibile solo se eseguito dopo il 7°/8° giorno in assenza di sintomatologia dal presunto contatto o contagio.

Di contro il quantitativo lo fornisce già dalla 6° giornata, mentre il tampone molecolare fornisce una risposta attendibile dalla 5° giornata successiva al presunto contatto o contagio.

Pertanto, eseguire un tampone antigenico qualitativo subito dopo il rientro, in assenza di sintomatologia, ha fornito risultati falsamente negativi sullo stato virale dei soggetti.

Tali soggetti positivi asintomatici, quindi, con un referto falsamente negativo, hanno inconsapevolmente contribuito a diffondere il virus.

Anche ora, nel periodo prefestivo, il messaggio comunicativo lanciato, secondo cui chi era vaccinato non era esposto a contagi e non avrebbe contagiato, è un messaggio assolutamente errato, perché anche chi è vaccinato con terza dose può contrarre il virus, seppure in maniera più lieve.

Nei laboratori Artemisia Lab abbiamo rilevato 250/300 persone al giorno positive ai tamponi anche se vaccinate.

Quindi, non posso che ritenere che la comunicazione fornita durante la pandemia è stata del tutto errata, probabilmente perché si è dell’idea che intimorire fa più notizia che dare notizie veritiere.

Lei non crede che oltre agli errori di comunicazione, ci sono stati anche errori di disposizioni, con un susseguirsi di decreti, che hanno prima permesso alle persone di comportarsi in un certo modo, poi l’identico comportamento è stato negato. Se si va avanti con queste modalità ci saranno nuove ondate di contagi. Purtroppo questa pandemia ci ha fatto capire anche che chiudere i piccoli centri ospedalieri, situati nei Comuni, e farli confluire nei grandi Ospedali è stato un errore, a tal punto, che oggi si parla di ricreare un’assistenza sanitaria di prossimità. Fin dall’inizio della pandemia, attraverso i suoi Centri clinici e diagnostici insieme ad altri imprenditori del settore sanitario ha contribuito a garantire servizi volti a prevenire i contagi. Non crede che questo impegno debba essere maggiormente valorizzato dalle Istituzioni e cercare di avere con i centri privati sanitari dei punti di accordo e non di contrapposizione. Mi riferisco ad esempio che ai laboratori privati, per essere autorizzati all’esecuzione dei tamponi antigenici quantitativi, sia stata richiesta una specifica autorizzazione, mentre le farmacie sono state autorizzate senza il possesso di tali requisiti?

Purtroppo,  il settore pubblico è fuori controllo perché non ha la capacità di sopperire in tempi celeri a momenti di criticità, quindi è essenziale un rapporto sinergico tra pubblico e privato, in quanto le strutture private, capillarmente distribuite sul territorio, sono in grado di fornire servizi di qualità con apparecchiature di primo livello e all’avanguardia e con l’utilizzo di professionisti di eccellenza. Inoltre, sono sottoposte a controlli semestrali che garantiscono il permanere dei requisiti richiesti.

Pertanto, è necessario uscire dalla demagogia per fare ciò che è meglio per la popolazione.

È giusto che al privato venga riconosciuta quella qualità che gli compete.

Ad esempio, nelle nostre strutture se viene eseguito un tampone molecolare in mattinata, il referto viene rilasciato già in serata, mentre se eseguito la sera il referto arriva il giorno dopo. Data tale tempistica, perché il pubblico non si è rivolto alle strutture private?

Continuamente riscontriamo referti di tamponi rapidi del tutto errati provenienti da persone che hanno eseguito tamponi in farmacia.

Allora mi chiedo, perché ai laboratori privati sono stati richiesti così tanti adempimenti, mentre alle farmacie è stato autorizzato tutto senza il possesso dei requisiti richiesti alle strutture sanitarie private?

Ed ancora, perché le farmacie sono state autorizzate all’esecuzione dei vaccini anti Covid-19, mentre le strutture sanitarie private non hanno ottenuto tale autorizzazione?

Non si può non pensare che tali scelte non siano state il frutto di un gioco di lobby.

Vi chiedo, com’è possibile che le farmacie abbiano sorpassato tutti i blocchi procedurali imposti invece per le strutture sanitarie private?

La comunicazione è sbagliata e la politica si è ingerita troppo in scelte che dovevano essere solo dettate a tutela della popolazione.

Per cambiare ed uscire da tale situazione occorre abbandonare questa logica distorta.

Se dovesse sedersi in un tavolo tecnico scientifico con il Ministero della Salute, quali accordi potrebbe suggerire di fare con i centri clinici privati, non soltanto in periodi di emergenza sanitaria, ma per migliorare il sistema sanitario italiano come ad esempio ripristinare, attraverso i centri privati, una sanità locale e non più centralizzata che ha causato e causa veri e propri intasamenti nei Pronto Soccorso anche per semplici malesseri, con costi esorbitanti per le casse dello Stato.

Ho partecipato a diversi tavoli tecnico-scientifici anche presso il Ministero della Salute, anche come esponente dell’associazione Anisap, e siamo stati gli unici ad avanzare proposte concrete.

In particolare, ho più volte portato avanti la necessità di porre un freno all’arretrato diagnostico, soprattutto alla luce dell’incremento del tasso di mortalità per patologie gravi più volte sottolineato a gran voce dalla LILT.

Tutto ciò porterà ad un ulteriore intasamento dei Pronto Soccorso per tutte quelle persone affette da patologie gravi avanzate, da patologie tumorali e da melanomi che in questi anni, a cuasa della mancanza di prevenzione, diventeranno irrecuperabili, aumentando conseguentemente ed esponenzialmente i costi sanitari.

Per tali ragioni, ritengo che la soluzione sia quella di appaltare tali servizi a quelle strutture private che sono in grado di assicurare percorsi veloci ed immediati, inviando alle Regioni immediatamente le diagnosi, così da consentire alle stesse di decidere se affidare il paziente presso strutture ospedaliere o appaltarle a strutture private.

La soluzione c’è ed è a portata di mano: è la sanità privata!

Pensare che la soluzione possa essere fornita dalle “Case della salute” contribuirà soltanto ad allungare i tempi a discapito dei malati.

Ma ammettere questo richiede onestà e coraggio.

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