Le buone pratiche Giovanni Verga e Debora Miccio alla web conference Remind sull’immobiliare allargato

AgenPress. La Conferenza Remind “Immobiliare allargato: Sviluppo Sostenibile, Messa in Sicurezza, Direttiva Epbd e Pnrr” segna un ulteriore tappa di incontro della Task Force Istituita dall’associazione portavoce del comparto immobiliare allargato in vista dell’elaborazione di un piano di sviluppo e di messa in sicurezza della Nazione in chiave sostenibile.

All’incontro hanno preso parte esponenti del Parlamento, del Governo, delle Istituzioni Europee, Italiane e locali unitamente alle buone pratiche dei settori produttivi al fine di mettere a fattore comune esperienze virtuose del Pubblico e del Privato fra cui quelle dell’ urbanista Gianni Verga e e della responsabile della Direzione Commerciale e Marketing Istituto Credito Sportivo Debora Miccio.

Giovanni Verga (Ingegnere) ha dichiarato: “La rigenerazione dei quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica può essere affrontata soltanto con una larga e intensa applicazione del principio di sussidiarietà nelle varie forme di Parternariato Pubblico Privato. Vediamo, dunque e innanzitutto, di che cosa si tratta e quali sono le impostazioni applicative. Il principio di sussidiarietà viene avanzato nella seconda parte del ‘800, quindi dopo l’Unità d’Italia, come risposta alla questione sociale del tempo e si muove dalla concezione del primato della persona quale fondamento della relazione tra società civile e istituzioni economiche e politiche, in alternativa all’individualismo che la scienza economica e sociale, ancora alla fine dell’800, era solita usare. Il principio di sussidiarietà è, innanzitutto un principio filosofico-politico ordinatore della società, in quanto riguarda i rapporti tra enti e organizzazioni siano essi Stato e società civile o organi di livello diversi di uno stesso apparato di governo.

Giovanni Verga – Ingegnere

Esso prescrive che una società superiore debba astenersi dall’intervenire o dal sostituirsi a una inferiore quando quest’ultima sia in grado di svolgere meglio o in modo più efficace un certo compito. Al tempo stesso, qualora tale azione fallisca o non sia affatto espletata, le società di ordine superiore sono richiamate al dovere di intervenire (accezione verticale). Il principio di sussidiarietà, applicato al rapporto tra Stato e società (accezione orizzontale) stabilisce che lo Stato debba intervenire nella società o nell’economia solo quando la libera iniziativa dei soggetti privati, siano essi singoli o associati, non sia sufficiente a rispondere ai bisogni della popolazione.

Dunque, da una parte si afferma che lo Stato non deve ingerirsi nei livelli di governo inferiori, ma anche che lo Stato deve sostenere e valorizzare l’azione delle singole persone e delle loro associazioni impegnate nel soddisfacimento dei bisogni individuali e collettivi in campo sociale, culturale ed economico. Lavorando sul territorio che è “bene comune per eccellenza” ci accorgiamo che la “qualità del bene comune” non può essere perseguita come somma di interessi particolari, ma deve essere un obiettivo globale che non si ferma agli aspetti economici ma coinvolge anche gli aspetti sociali fino alla gratuità. I corpi intermedi sono fondamentali nella realizzazione dei moderni servizi di welfare. Infatti i gruppi di persone auto-organizzate sono in grado di individuare soluzioni di governance efficienti a livello locale sulla base di principi e di relazioni fondate su fiducia, reputazione e reciprocità che innescano comportamenti cooperativi. Si pensi, al riguardo all’azione dei “soggetti liberi” nelle emergenze. La più nota applicazione del principio di sussidiarietà è nel trattato di Maastricht del 1992 che si esprime per la sussidiarietà verticale nell’ articolato e per quella orizzontale nelle relative norme (Europa dei Cittadini). Così pure la Costituzione degli Stati Uniti d’America e la Costituzione della Confederazione Elvetica enunciano in modo formale il principio di sussidiarietà nel loro articolato. La nostra Costituzione già nella versione originaria del 1948 sancisce all’art 2 il primato della persona rispetto all’ordinamento dello Stato e, poi, nelle modifiche del Titolo V° (nel 2001) dove all’art. 118 si formalizza che “le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città Metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”. E ancora (nel 2012) all’Art. 119 “i Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea” Tema di fondo è il rapporto e la collaborazione tra pubblico e privato che, nella Regione Lombardia, ha storicamente una proficua esperienza.

A cavallo tra la fine del ‘900 e il nuovo millennio si sono sempre più sviluppate, sull’onda della cultura anglosassone, le forme di Parternariato Pubblico Privato; le applicazioni sono le più diverse: concessioni, project financing, convenzioni, contratti di disponibilità, leasing in costruendo, ecc. Sussidiarietà non è, dunque, sussidio, ma impegno/responsabilità/ruolo del cittadino e dei corpi intermedi nella costruzione della democrazia adulta. È partendo dal principio di sussidiarietà orizzontale che ho elaborato una proposta, diventata poi progetto di fattibilità, che dimostra che interi quartieri di Edilizia Residenziale Pubblica, ove siano stati valorizzati nel tempo da infrastrutture della mobilità -per esempio Metropolitane- e con una ragionevole densificazione urbanistico-edilizia possono essere rigenerati a costo zero per le Amministrazioni Pubbliche. A Milano si è, così, dimostrato possibile trasformare totalmente il quartiere San Siro di ERP in un nuovo quartiere plurifunzionale e pluriclasse.
Il tutto rientra nella nuova concezione di cultura dell’abitare promossa da Remind”.

Debora Miccio (Responsabile Direzione Commerciale e Marketing Istituto Credito Sportivo) ha così proseguito: “L’istituto per il Credito Sportivo è la banca sociale per lo sviluppo sostenibile dello Sport e della Cultura, leader dal 1957 nel finanziamento all’impiantistica sportiva grazie alla tradizione e all’esperienza consolidata in oltre sessant’anni di attività.

Debora Miccio – Responsabile Direzione Commerciale e Marketing Istituto Credito Sportivo

L’Istituto lavora da sempre al fianco degli enti pubblici e dei soggetti privati per aiutarli a realizzare grandi e piccoli progetti di sviluppo con la concessione di mutui agevolati, e grazie ai Fondi Speciali di titolarità dello Stato in gestione separata presso l’ICS, il Fondo Contributi negli Interessi, il Fondo di Garanzia e il Fondo per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale, l’istituto offre finanziamenti a tassi agevolati e la copertura fino all’80% delle garanzie da prestare sugli stessi finanziamenti. L’Istituto ha una grande tradizione di affidabilità che ha contribuito a far crescere l’Italia finanziando oltre 42.000 impianti sportivi del Paese e che ha avviato un importante percorso di sviluppo nel finanziamento degli investimenti nel settore dei beni e delle attività culturali. In questo processo di crescita, l’obiettivo della banca è quello di assumersi ulteriori responsabilità, recitando un ruolo strategico nello sviluppo e nella gestione sostenibile degli impianti, non limitandosi a essere una “semplice” banca, ma anche una piattaforma di soluzioni che razionalizzino il percorso progettuale, facilitando la realizzazione delle opere e l’ottimizzazione della loro gestione. Proprio in questo senso è stata da poco inaugurata la piattaforma DELTA, che permetterà di combinare l’analisi economico-finanziaria dei progetti con la misurazione del Social Return on Investment (SROI). Con questa iniziativa l’Istituto per il Credito Sportivo ha mosso un ulteriore passo in avanti nella evoluzione di Banca per lo sviluppo sostenibile del Paese attraverso il sostegno dei settori dello Sport e della Cultura.

Nell’attività di finanziamento, verrà effettuata un’analisi mirata a valutare il rating ESG e l’impatto in termini di ritorno sociale sul territorio. A partire dal mese di marzo, infatti, la misurazione del rating ESG e dello SROI sarà applicata a tutte le domande di finanziamento indipendentemente dalla dimensione e dalla tipologia di proponente, consentendo una valutazione del progetto lungo le dimensioni del rischio, del rendimento e dell’impatto. Una prima applicazione del metodo di calcolo del rating ESG e dello SROI ha riguardato il portafoglio impieghi dell’Istituto dal 1993 al 2022 (13.704 progetti per un totale di investimenti di oltre 4 miliardi di euro). L’analisi ha restituito un indice SROI di 2,93x: ogni euro investito nei progetti finanziati da ICS è stato in grado, in media, di generare un ritorno più che doppio in termini di beneficio per la comunità e il territorio. Un’importante testimonianza – all’interno della task force Remind sull’immobiliare allargato – della strategicità della mission della Banca e del contributo dello Sport alla crescita sostenibile del Paese”.

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