L’amaro italiano amato nel mondo: la diffusione di Fernet-Branca

AgenPress. Quando si pensa al Fernet-Branca una delle prime immagini che affiora nell’immaginario comune è, come giusto che sia, quella del suo logo: l’aquila che sorregge fiera la bottiglia di amaro emergendo tra le nubi sin dalle prime luci del mattino, un’immagine creata da Leopoldo Metlicovitz nel 1893. Nel 1905, poi, fu ufficialmente depositata presso il Ministero dell’Economia Nazionale come logo ufficiale dell’azienda.

Al di là della sua intensità e del valore artistico, questa rappresentazione esprime in tutta la sua grandezza uno dei tratti caratteristici delle Distillerie Branca: l’internazionalità di un brand che, dalla sua nascita, non conosce confini. Sin dai primi passi, infatti, Bernardino Branca si distinse nel mondo imprenditoriale proprio per la sua visione internazionale e per quello spirito pionieristico grazie al quale la sua azienda è oggi nota in tutto il mondo.

Un percorso costellato di scelte, dal marketing all’organizzazione di eventi in grado di creare attorno al brand una comunità coesa, che fanno parte di una visione, appunto, ad ampio respiro che ha permesso all’azienda di essere presente al di fuori dei suoi confini quando viaggiare era un lusso e che ha portato prodotti come il Fernet-Branca a ricoprire nuove significative posizioni sui mercati tanto nazionali quanto esteri. Una significativa particolarità che caratterizza proprio l’amaro italiano più amato e conosciuto al mondo è quella di aver raggiunto all’estero, in Argentina nello specifico, numeri di consumo maggiori addirittura rispetto a quelli del paese di origine, che hanno portato alla nascita non solo di locali dedicati, che dall’amaro Branca prendono anche il nome, ma anche di una seconda fabbrica dedicata alla sua produzione, l’unica ufficiale oltre quella storica di Milano.

Ma come è iniziata la diffusione del Fernet-Branca nel mondo?

Per capirlo occorre tornare indietro negli anni e soprattutto rispolverare l’utilizzo originario del prodigioso elisir di Bernardino Branca ovvero quello di medicinale, utilizzato tanto per combattere il colera quanto come digestivo. Fu così che durante la forte ondata migratoria di italiani e spagnoli in Sudamerica i nostri connazionali iniziarono a trasportare il Fernet in piccole boccette, utilizzandolo per le sue proprietà curative. A quel punto bastò la predilezione degli argentini per i gusti amari a fare il resto e il distillato milanese si diffuse rapidamente. Dal consumo personale, poi, alle esportazioni in quantità sempre maggiori il passo fu breve e anche in Sudamerica si diede il via alla sperimentazione: nacquero così il Fernet Spritz, che oltre all’amaro include il Martini Rosso e il Cynar, e il Fernet & Cola, una bevanda gustosa e dissetante che sfrutta il connubio vincente dell’amaro italiano con la Coca-Cola.

La visione aziendale e il carattere deciso di questo distillato sicuramente spiegano molto del successo internazionale del Fernet, ma non dimentichiamo l’aspetto più importante, ovvero la sua ricetta. Attorno ad essa c’è un alone di mistero alimentato dal fatto che, delle 27 erbe e radici provenienti da quattro continenti che nel 1845 Bernardino Branca combinò nel suo laboratorio sino ad arrivare alla formula vincente dell’elisir perfetto, si sa davvero poco. La ricetta del Fernet-Branca, infatti, viene tramandata di generazione in generazione: si conoscono in buona parte gli ingredienti, ma nulla si sa del dosaggio e poco della complessa lavorazione che avviene in fabbrica.

In conclusione, quello che possiamo dedurre incrociando il passato e il presente del Fernet-Branca, è la grandezza di un distillato che riesce, dopo 178 anni, a unire attorno allo stesso tavolo generazioni diverse anche nelle parti più remote del mondo, con la complessità e allo stesso tempo semplicità del suo sapore unico e inimitabile.

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