Inchiesta media. Adele, la spia di Putin per 10 anni, infiltrata nel comando Nato a Napoli

AgenPress –  Un’inchiesta condotta per dieci mesi dal quotidiano Repubblica insieme al sito investigativo Bellingcat, al settimanale tedesco Der Spiegel e a The Insider ha ricostruito la missione segreta di quella che viene definita “la protagonista della più clamorosa operazione d’intelligence” realizzata dalla Russia in Italia.

Si basa su dati provenienti da fonti aperte, archivi accessibili al pubblico, dati FOIA dal Perù, database russi trapelati e interviste con persone che inconsapevolmente avevano stretto amicizia con la spia russa. La maggior parte delle persone ha accettato di essere nominata nonostante inizialmente temesse di parlare pubblicamente di un individuo che ora capiscono essere una spia del GRU. Eppure alcuni di coloro che hanno parlato lo hanno fatto solo a condizione di rimanere anonimi a causa di queste preoccupazioni.

Si tratta della trentenne Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco e inseritasi nei circoli mondani di Napoli per riuscire poi a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense.

A Napoli che la carriera di “Maria Adela” come spia clandestina russa raggiunse l’apice. Nel corso dei tre anni successivi, è diventata un appuntamento fisso sulla scena sociale locale. Apre una boutique di gioielleria e articoli di lusso, trasformandola poi in un locale alla moda frequentato dall’alta società locale, e infine diventando segretaria di un’organizzazione di beneficenza a cui hanno partecipato anche membri del centro di comando della NATO a Napoli.

 Per circa un decennio, questa persona ha viaggiato per il mondo come una persona mondana cosmopolita, nata in Perù, con la sua linea di gioielli.

 Ha volato con un passaporto di uno degli intervalli di numeri che il quotidiano Bellingcat aveva pubblicato – in effetti, il suo differiva solo di una cifra dai passaporti su cui Boshirov e il capo del GRU di Petrov erano volati in Gran Bretagna solo sei mesi prima. 

Il nome sul suo passaporto era Maria Adela Kuhfeldt Rivera e, come hanno scoperto Bellingcat e i suoi partner investigativi, era una clandestina del GRU che per anni gli amici degli uffici della NATO a Napoli credevano fosse una designer di gioielli di successo con un retroscena colorato e una vita personale caotica .

“La traccia principale che la collega ai servizi segreti di Mosca – spiega Repubblica – è il passaporto russo usato per entrare in Italia: appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino”.

“La nostra inchiesta – afferma il quotidiano – non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. E’ però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina statunitense: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica”.

 

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