Giustizia. Cartabia, investimento grande. Abbreviare processi per evitare zone di impunità

AgenPress – “Siamo di fronte ad un intervento in materia di giustizia che è veramente un investimento grosso da parte dello Stato, forse dopo tanti anni in cui questo non accadeva. Lo Stato sta investendo proprio per evitare che le lungaggini producano queste prescrizioni” già nelle fasi inziali del processo. Lo ha detto il ministro della Giustizia Marta Cartabia nella conferenza stampa alla fine del Consiglio dei ministri.

Il tema affrontato dalla riforma della giustizia è “difficile ma ineludibile, il problema della durata dei processi è grave in Italia”. La ricerca di un “punto di mediazione” sulla riforma della giustizia “non è una novità di oggi, non inizia dopo il consiglio dei ministri di oggi ma è il tratto metodologico con cui abbiamo affrontato un tema che sapevamo essere difficile, per trovare una composizione di punti di vista molto diversi”, ha aggiunto.

“Non mi pare che siano provocazioni, mi pare siano preoccupazioni da analizzare e prendere in considerazione seriamente sulle quali si può lavorare”, ha aggiunto  sulle preoccupazioni espresse da diversi magistrati che le novità sulla prescrizione fermino processi favorendo l’impunità.

“Questa riforma non è la riforma della prescrizione” ma “è una riforma complessiva della giustizia che ha uno scopo: quello di abbreviare i processi anche per evitare le zone di impunità”, considerate le “percentuali molto alte di prescrizioni oggi già nelle fase inziali”.

Un punto “specifico” sul quale si è “espressa la preoccupazione da più voci” è quello della possibile interruzione di processi importanti. Questo è al centro di “accorgimenti tecnici” che si stanno valutando.

“Data la criticità di alcune Corti di appello” la preoccupazione è quella di “evitare che l’impatto di una novità come quella che è stata introdotta, soprattutto con l’improcedibilità dopo un certo periodo di tempo, che è variabile a seconda della gravità della situazioni, non provocasse una interruzione di procedimenti importanti. Questa è una preoccupazione molto seria che anche il governo ha avuto fin dall’inizio e sulla quale si stanno valutando questi accorgimenti tecnici”.

Quando si guarda alla riforma della giustizia “non si può guardare soltanto il possibile effetto di quel termine messo, che è un termine assolutamente ragionevole perché è raggiungibile dalla stragrande maggioranza delle Corti italiane. Dove c’è una difficoltà”, ha detto ancora “interveniamo con strumenti ad hoc” per “fare in modo che nessuno sia nelle condizioni di dire: non ce la faccio a chiudere un processo in due anni, in tre anni, a seconda della gravità del fatto”.

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