Gang giovanili. L’ANCRI: comprendere il disagio psicologico e prevenire i comportamenti a rischio

AgenPress. Nel corso dell’incontro dibattito organizzato a Palermo dall’Associazione Nazionale insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica (ANCRI) è intervenuto il Presidente dell’Associazione Nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, Mario Rusconi.

Mario Rusconi

Il Prefetto Francesco Tagliente, moderatore del dibattito, dopo aver sottolineato che stiamo vivendo una vera e propria crisi del mondo adulto: Scuola, giovani, famiglia, società, rivolgendosi a Mario Rusconi gli ha chiesto “cosa fare per recuperare il valore civile delle regole? Quali proposte possibilmente positive e incoraggianti si possono fare, partendo dai docenti.

“Da tempo, ormai da troppo tempo, – ha detto Mario Rusconi – di fronte alla massiccia diffusione mediatica di filmati su atti di violenza, commessi a scuola o all’esterno da giovani o da baby gang (come vengono definite), la domanda, accusatoria, più frequente è: “Cosa fa la scuola?”

È necessario, in questa sede, approfondire il ruolo dell’istituzione scolastica per cercare non delle attenuanti per la mancanza di presa educativa, ma delle prospettive di positiva fattività.”

Parlando della crisi della scuola, dei giovani, della famiglia e della società, della crisi del mondo adulto, come è opportuno chiamarla, Mario Rusconi ha evidenziato che non si tratta di un fenomeno recente. “La diffusa deresponsabilizzazione familiare (più avvocati del diavolo che collaboratori nell’educazione); la sconcertante invasione dei media (novelli Grand Giugno!), per lo più protesi verso un folklore mediatico; infine una sorta di “benaltrismo” (ben altro c’è da fare prima di…) che allontana persino normali, ma significative modifiche dei comportamenti: tutti questi fenomeni hanno contribuito allo stato attuale del mondo giovanile. A tutto ciò si aggiunge una vera e propria inadeguatezza nei sistemi formativi (non solo in Italia), le cui cause sono ben note ma scarsamente prese in considerazione per una risoluzione positiva da parte delle istituzioni (culturali, politiche, sociali).”

Entrando nei particolari, il Dirigente Scolastico ha sottolineato che “è abbastanza evidente l’attenuazione, per non dire lo sbiadimento della funzione etico – pedagogica/valoriale, della funzione professionale, della funzione conoscitiva della scuola. Si crea così un gran danno soprattutto alle figure sociali meno fornite di mezzi propri, soprattutto culturali. Quindi con una lesione democratica notevole, che vede sempre più bloccarsi quell’ascensore sociale che permetteva di elevarsi culturalmente e professionalmente da situazioni familiari difficili.”

Parlando del ruolo della politica, Mario Rusconi ha chiariti che “per svolgere una funzione positiva di rinnovamento vi è bisogno di almeno due fattori: il tempo e la cultura. Quanto al tempo, una riforma sostanziale della scuola necessita di almeno 5-7 anni di tempo-lavoro. Quanti governi nel frattempo si succedono nel nostro Paese? Della serie fuggi e via! E poi la cultura: per approvare proposte di riforma è necessaria una dote fondamentale: la lungimiranza. Non ciò che ritengo mi possa rendere subito in termini anche elettorali, ma quello di cui le future generazioni hanno necessità inderogabile. Tutto questo richiede impegno di studio, approfondimento scientifico -culturale e soprattutto volontà di allontanare un comportamento molto frequente nel nostro panorama politico: la scuola come un ring, su cui ci si impegna ad abbattere l’avversario. Di contro, noi sosteniamo che la scuola debba essere trattata come una serra di orchidee: se altero temperatura, umidità, luminosità l’orchidea muore!”

Sollecitato dal prefetto Tagliente a riassumere delle considerazione proposte positive e incoraggianti partendo dai docenti Rusconi ha detto che “Va cambiato il sistema di reclutamento, attualmente per lo più basato sugli anni di precariato o, persino peggio, in concorsi – farsa, con crocette ed amenità del genere. Inoltre, è necessario un sistema di valutazione professionale adeguato, che valorizzi l’impegno (anche con carriera ed aumenti stipendiali) e imponga a chi, docente, presenta difficoltà nella relazione didattica e personale, percorsi funzionali di miglioramento (certamente non gli attuali corsi di aggiornamento, per lo più inadeguati). Esemplificando: cerchiamo di superare il modello autoritario (ruolo gerarchico, tendenza alla disconferma, mancanza di empatia, autoreferenzialità) e rafforziamo e valorizziamo il docente autorevole (puntuale, rigoroso, autocritico con elevata capacità di studio, motivante, competente).  A mio parere è necessario, inoltre,  recuperare il valore civile delle regole (nel comportamento, nella relazionalità, nell’educazione civica); riuscire a coniugare modernità e tradizione (esempio di ciò in particolare, il Trentino – Alto Adige); coinvolgere gli studenti a pieno titolo ( a quando l’istituzionalizzazione dello psicologo della scuola e del medico di ambiti scolastici?); offrendo spazi ed ambienti sicuri,  funzionali e piacevoli (compito degli EE.LL. proprietari degli edifici scolastici e delle utenze)”.

“Per cercare infine di impedire, o almeno limitare,  l’espansione  dei fenomeni negativi, occorre che i nostri studenti, sin dalla scuola media ( anello debole del sistema, come ci dicono  tutte le ricerche) : siano a scuola anche di pomeriggio, in locali funzionali, con laboratori, mense, attrezzature; possano seguire ambiti disciplinari attualmente trascurati, che invece fanno parte della “cultura underground” dei nostri giovani (cinema, musica, teatro, danza, fotografia, economia, letteratura straniera, grafica, arte); rientrino in quel modello di curricolo flessibile, aperto ed innovativo, che ha grande spazio in Paesi come la Finlandia, in Europa, o gli USA”.

Concludendo con ultime annotazioni piene di speranza ha detto che “Per far bene il nostro “mestiere” (di docenti, dirigenti, impiegati scolastici) dobbiamo sempre ricordarci di alcune affermazioni di due padri europei. Max Weber: passione, senso di responsabilità, lungimiranza e H. M.  Enzensberger: l’educazione, per funzionare, deve essere seduttrice. A cui aggiungerei un detto attribuito ai marines USA: Se si pensa che la formazione costi troppo, basta provare l’ignoranza!?

All’incontro dibattito sono intervenuti Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla; il Presidente della sezione territoriale ANCRI Palermo, Matteo Neri; il Presidente nazionale ANCRI, Tommaso Bove; il Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia; il Vice Prefetto Vicario di Palermo Anna Aurora Colosimo; Maria Carla Bocchino, Delegata ANCRI alle politiche giovanili; il Prof. Nicola Ferrigni, Direttore Osservatorio permanente sui giovani “Generazione Proteo”, esperto di politiche giovanili, il Professore associato di Sociologia; Il neuro-scienziato psichiatra Pietro Pietrini, professore ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica della Scuola IMT Alti Studi Lucca; il Prof Manlio Corselli, Professore associato di filosofia politica presso il dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali dell’Università degli Studi di Palermo, Candidato alla presidenza della sezione territoriale ANCRI di Palermo e il Questore di Livorno Roberto Massucci.

Riassumendo le posizioni emerse dal dibattito Tagliente e Massucci hanno concluso che è necessario un impianto legislativo che garantisca la “paura delle conseguenze”. In primo luogo debbono essere disegnati percorsi provvedimentali, preferibilmente non penali, che accorcino in maniera significativa il tempo che oggi intercorre tra il fatto e la conseguenza che ad esso si connette. In particolare: 1. Tipizzare i comportamenti che si intende sanzionare; 2. Individuare provvedimenti sanzionatori sul piano amministrativo ovvero limitativi sul piano delle misure di prevenzione di competenza del Questore e solo in caso di recidiva prevedere sanzioni penali; 3. Varare un regolamento quadro dei comportamenti da tenere nelle scuole sulla base del quale i dirigenti scolastici possono adottare il proprio regolamento attuativo; 4. Definire mediante sanzioni amministrative immediate la responsabilità genitoriale; 5. Individuare percorsi di assistenza psicologica da affiancare ai meccanismi sanzionatori; 6. Adottare a livello nazionale un programma di cooperazione inter-istituzionale da calare nel rapporto sul territorio tra Dirigente scolastico provinciale e Questore in quanto Autorità tecnica di pubblica sicurezza. L’obiettivo è costruire una vera e propria cassetta degli attrezzi per scegliere la strada giusta.

 

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