Fondazione Croce Rossa: da 156 anni al servizio del prossimo

“Distanziamento fisico, non sociale, alla base della nostra vita durante la pandemia”. Il messaggio del vice presidente Nazionale Cri, Rosario Valastro


Agenpress. 150 anni di storia per la Croce Rossa Italiana, l’organizzazione di volontariato che ha per scopo l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di conflitto. Un’associazione di alto rilievo, posta sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica e che fa parte del Movimento Internazionale della Croce Rossa. Nelle sue azioni a livello internazionale, infatti, si coordina con il Comitato Internazionale della Croce Rossa, nei Paesi in conflitto, e con la Federazione Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa per gli altri interventi.

Com’è nata la Croce Rossa

Il Movimento Internazionale della Croce Rossa è un’organizzazione istituzionalizzata nel 1928 dalla XIII Conferenza Internazionale dell’Aja e coordina numerosi membri: il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la Federazione Internazionale delle Società Nazionali di Croce Rossa e di Mezzaluna Rossa e le Società Nazionali. Per scoprire ed approfondire il ruolo della Croce Rossa Italiana, Interris.it ha incontrato Rosario Valastro, Vice Presidente Nazionale di CRI “Le Società Nazionali di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa furono create in origine per soccorrere i soldati feriti o malati, affiancando i servizi sanitari delle Forze Armate, durante le guerre di indipendenza – ha raccontato Valastro -. Era il 14 giugno 1864 ed oggi le Società nazionali svolgono numerose attività sia in tempo di pace che in tempo di guerra come ausiliarie dei poteri pubblici. In base al principio di Universalità tutte le Società Nazionali hanno uguali diritti ed il dovere di aiutarsi reciprocamente. Il rapporto tra società nazionali consorelle è paritario e prioritario, pertanto qualsiasi operazione in un paese estero deve necessariamente avere l’accordo della croce rossa o mezzaluna rossa locale”.

Sono tanti i principi fondanti della Croce Rossa, qual è il loro significato?
“Sono i sette Principi Fondamentali del Movimento Internazionale di Croce Rossa, che ne costituiscono lo spirito el’etica: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità. Adottati nella 20a Conferenza Internazionale della Croce Rossa, svoltasi a Vienna nell’ottobre del 1965, i Principi Fondamentali sono garanti dell’azione del Movimento, ma anche della CRI e di ogni suo singolo volontario. Sono stati proclamati 50 anni fa e sono rimasti immutati per oltre 50 anni, ne qualcuno si sogna di toccarli perché in se racchiudono l’essenza del movimento. Tra i sette il primo è il principio di Umanità perché è un movimento che ha come finalità quella di occuparsi dell’uomo e di preservarne l’umanità e lo fa in maniera tale da aiutare tutti senza distinzioni. Li proclamiamo all’inizio delle nostre attività più importanti ma non sono solo dei manifesti da appendere, sono dei veri piani di azione. Sia che siamo su un’ambulanza, sia che siamo all’interno di un campo post terremoto, sia che siamo in una scuola a fare un incontro formativo, noi agiamo sulla base di questi sette principi fondamentali. Un’azione che ne rispetti uno in meno non è un’azione di Croce Rossa”.

Qual è il rapporto tra Croce Rossa e volontariato?
Io sono entrato a far parte della croce rossa italiana oltre 27 anni fa. Chiramente le cose sono cambiate nel corso degli anni, perché tutto cambia, cambiano anche le disponibilità di tempo e cambiano quelle che sono le condizioni sociali che hanno un ulteriore impatto sul mondo del volontariato, come in tutte le associazioni. Una cosa è rimasta abbastanza stabile però: la Croce Rossa italiana ha un numero di volontari enorme, in questo momento siamo sui 164.000 e siamo al mondo una delle società nazionali di Croce Rossa che ha il numero più elevato di volontari in rapporto alla popolazione, un’associazione tra l’altro nella quale i volontari hanno il grosso della responsabilità nel senso che possono e debbono fare l’analisi dei bisogno, eleggono gli organi di governance, hanno proprio una parte fondamentale. Ci sono moltissimi giovani che aderiscono costantemente e annualmente alla Croce Rossa Italiana e questa è una grande prova in tal senso di affezione al mondo del volontariato e alla credibilità della Croce Rossa Italiana. Tutto questo lo abbiamo visto proprio durante il periodo dell’emergenza sanitaria in quanto hanno aderito oltre 60.000 volontari temporanei, cioè persone che si sono aggiunte ai già presenti 164.00 volontari, e che hanno deciso di mettersi a disposizione degli altri per affrontare quello che è stato denominato il ‘tempo della gentilezza’ per aiutare persone più sole, gli anziani e i vulnerabili tenute a stare in casa durante il lockdown”.

Cosa le rimarrà di questo periodo?
“Un ricordo positivo è quello di un bambino di Bergamo che urlava ‘Bravi’ dal suo balcone ogni qual volta vedeva passare un’ambulanza nella strada dove abitava. Sono gesti che danno forza e coraggio, ma soprattutto incitano a dare sempre di più. Trai ricordi brutti ci sono i racconti di discriminazione, episodi tristi che si sono sviluppati nei confronti di volontari che sono stati definiti untori. Ecco questo ci ha fatto rimettere al centro della nostra campagna formativa la protezione del personale sanitario e dei soccorritori in generale. Le parole hanno un peso ed utilizzare le parole sbagliate può essere un errore fatale. La parola distanziamento sociale, per esempio, è la più sbagliata. La parola corretta è distanziamento fisico, non solo è corretta ma è necessaria. Siamo nel periodo del distanziamento fisico ma della vicinanza sociale perché ora è iniziata una crisi economica e sociale importante che non sappiamo che tipo di ferite lascerà sulle persone soprattutto se torniamo come prima o addirittura peggiorati”.

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