Femminicidio. 103 donne uccise nel 2019. Codice rosso, serve maggiore tutela

Agenpress – Il dato più allarmante sull’aumento dei femminicidi è contenuto nella relazione del presidente della Corte di Appello di Palermo, Matteo Frasca.

Fra il 1 luglio del 2018 e il 30 giugno di quest’anno sono 16 le donne (+433%) che sono state uccise contro tre dello scorso anno. Raddoppiati anche i tentati omicidi: 13 fra luglio 2018 e giugno 2019, sei lo scorso anno. In crescita anche il numero di omicidi volontari, consumato o tentato.

“Si registra – sottolinea Frasca – un numero di notizie di reato in materia di omicidio volontario consumato pari a 75 (+27%) rispetto all’anno precedente e di 56 in materia di omicidio volontario tentato (+37%)”. Aumentano anche le notitiae criminis riguardanti gli omicidi colposi per violazione delle norme antinfortunistiche (+22%), mentre risultano diminuite quelle sugli omicidi colposi per violazione delle norme sulla circolazione stradale (-23%). Crescono invece le denunce per casi di lesioni colpose per violazione delle stesse norme (+16%) e diminuite del 35% quelle per lesioni colpose per infortuni sul lavoro.

Le donne uccise sono state 131 nel 2017, 135 nel 2018 e 103 nel 2019. Aumenta di conseguenza il dato percentuale, rispetto agli omicidi di uomini, in maniera davvero impressionante”, rileva il Pg Giovanni Salvi nel suo intervento all’anno giudiziario presso la Suprema Corte alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il ‘Codice rosso’ – l’insieme di norme introdotte lo scorso luglio per dare maggiore tutela alle donne vittime della violenza di genere – ha messo in campo “nuove fattispecie di reato con l’obiettivo di incrementare la tutela dei soggetti deboli colpiti dagli atti violenti”,  sottolinea il Primo presidente della Cassazione Giovanni Mammone nella sua relazione.

Però è “importante segnalare il dato fondamentale che l’intervento in favore delle vittime deve interessare non solo le strutture giudiziarie, ma anche quelle pubbliche (servizi sociali), private (associazioni di volontariato) e sanitarie, sulla base di un modello di intervento di cui dovrà necessariamente essere individuato un credibile soggetto di coordinamento”.

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