Fase 2. Ecco perché Conte ha frenato. “Con riapertura totale 151mila malati in terapia intensiva”

Agenpress – Una riapertura totale dell’Italia potrebbe portare entro giugno a un picco di 151mila persone ricoverate in terapia intensiva. Far ripartire tutto tranne le scuole provocherebbe invece 110mila posti occupati in rianimazione entro agosto. La sola riapertura del sistema scolastico causerebbe 7.600 contagiati in terapia intensiva.

Un documento redatto dal comitato tecnico scientifico in merito alla Fase 2 dell’emergenza coronavirus ha frenato il premier Giuseppe Conte dal riaprire tutto.

Tanti i rischi legati a una ripartenza anticipata, così il Governo ha deciso di prendere tempo, predicando calma e prudenza sull’allentamento del lockdown.

Il risultato è stato un DPCM, quello del 26 aprile, che ha lasciato perplessi molti. La speranza era infatti quella di poter tornare quasi alla normalità dal prossimo 4 maggio, e invece sono ancora tanti i limiti di questa cosiddetta Fase 2.

Gli esperti del Comitato hanno pubblicato una tabella in cui si evidenziano i rischi collegati alla ripartenza di ogni singola attività. La situazione-limite: se tutti i comparti avessero subito via libera, senza telelavoro e con le scuole aperte, la prospettiva sarebbe la necessità di 151 mila posti di terapia intensiva già a giugno e un numero di ricoveri, a fine anno, pari a 430.866. “Lo spazio di manovra sulle riaperture non è molto”, avvertono i tecnici del comitato.

“La riapertura dei settori manifatturiero, edile, commercio e ristorazione – scrivono – avrebbe un impatto minimale sulla trasmissibilità dell’infezione. Tuttavia, mentre per il settore edile e manifatturiero questo scenario può considerarsi realistico, per il settore commerciale e di ristorazione un aumento di contatti in comunità è da considerarsi un’inevitabile conseguenza dell’apertura di tali settori al pubblico, e può potenzialmente innescare nuove epidemie”.

Oltre alla cautela e alla gradualità della riapertura, relativamente allo scenario adottato gli scienziati raccomandano anche attenzione nei comportamenti individuali: “L’utilizzo diffuso di misure di precauzione (mascherine, igiene delle mani, distanziamento sociale), il rafforzamento delle attività di tracciamento del contatto e l’ulteriore aumento di consapevolezza dei rischi epidemici nella popolazione – si legge nel documento – potrebbero congiuntamente ridurre in modo sufficiente i rischi di trasmissione” del coronavirus.

Lo scenario peggiore è previsto a fronte di una riapertura generalizzata della società, incluse attività lavorative e scuole. In questo caso, secondo i modelli previsionali elaborati dall’Iss con il ministero della Salute, la Fondazione Bruno Kessler e l’Inail, l’indice di contagio R0 tornerebbe a posizionarsi sopra il valore 2 e le terapie intensive raggiungerebbero la saturazione in poco più di un mese, entro l’8 giugno. Numeri insostenibili per il Sistema sanitario nazionale, che complessivamente mette a disposizione circa 10mila posti letto in rianimazione. Anche tenendo a casa dal lavoro gli over 50 e limitando gli spostamenti degli over 60, il rapporto prevede che il tasso di contagio risalirebbe troppo.

L’indice di contagio R0 si manterrebbe invece sotto la soglia di 1 – cioè ogni positivo al Covid-19 infetta meno di un’altra persona – aprendo solo edilizia, manifattura e commercio. Sono questi alcuni degli scenari ipotizzati dall’Istituto superiore di sanità e dal Comitato tecnico-scientifico per la fase 2 dell’emergenza coronavirus  contenuti in una relazione consegnata al governo.

Un secondo scenario prevede invece la riapertura delle scuole ma senza una ripartenza dei settori produttivi e con un ridotto uso dei mezzi di trasporto pubblici. In questo caso l’aumento dei casi di contagio da coronavirus consentirebbe alle terapie intensive di reggere fino a ottobre, dopodiché collasserebbero. “Riaprire le scuole innescherebbe una nuova e rapida crescita dell’epidemia”, si legge nella relazione, motivo per cui il governo ha escluso di far ripartire gli istituti il 4 maggio e sembra anzi intenzionati a tenerli chiusi almeno fino a settembre.

Al contrario, secondo le previsioni in questione, nella maggior parte degli scenari di riapertura dei soli settori professionali, ma con le scuole chiuse, il numero atteso di terapie intensive occupate al picco risulterebbe inferiore alla disponibilità di posti letto a livello nazionale, “anche qualora la trasmissibilità superi la soglia epidemica”.

 

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