Agenpress – I coronavirus vengono trasmessi tra animali e tra animali e persone umane, cioè i coronavirus sono zoonotici. Negli ultimi vent’anni un coronavirus ha effettuato
almeno tre volte il cosiddetto salto di specie passando dal suo ospite naturale alla specie umana: il virus SARS-CoV nel 2003 in Cina; il virus MERS-CoV in Medio Oriente, nel 2015; il virus SARS-CoV-2 a Whuan, di nuovo in Cina, alla fine del 2019. E’ probabile che, come già accaduto per gli altri coronavirus, anche nel caso del SARS-CoV-2 l’ospite originale fosse il pipistrello.
Nel mondo ci sono oltre 1,200 specie di pipistrelli che, nel loro insieme, rappresentano il 20% delle specie di mammiferi della terra, un enorme serbatoio di virus. Si ritiene che per il passaggio di un coronavirus da un pipistrello dall’uomo sia necessario un ospite intermedio. Nel caso del virus della SARS l’ospite è stato lo zibetto, per il virus della MERS è stato il cammello, sconosciuto ma probabile il pangolino per il virus SARS-CoV-2. Il pangolino è una specie in via d’estinzione.
Questi animali vengono attivamente cacciati e commercializzati per le loro squame di cheratina, che sono un importante ingrediente della medicina tradizionale cinese, e per la loro carne che, in Cina ed in Viet Nam, è considerata una prelibatezza.
Durante l’autunno 2019, varie polmoniti ad eziologia sconosciuta sono state diagnosticate in persone collegate al mercato del pesce e di animali vivi della città di Wuhan, nella provincia di Hubei in Cina.
Dal liquido del lavaggio bronco-alveolare di questi pazienti è stata isolata la nuova variante del virus (il SARS-CoV-2). Il genoma del virus è stato rapidamente sequenziato dagli scienziati cinesi che hanno resa pubblica la sequenza del virus. L’epidemia ha continuato a diffondersi ed il 30 gennaio 2020 è stata dichiarata emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale
Il 23 gennaio 2020, con qualche ritardo rispetto all’iniziale diffusione della COVID-19, il governo cinese ha isolato e bloccato i movimenti di decine di milioni di persone nella provincia di Hubei.
Agli abitanti di quest’area è stato vietato di lavorare, andare a scuola e ogni forma di aggregazione mentre tutti i negozi erano chiusi con l’eccezione di quelli che vendevano cibo o medicine.
In conseguenza di questo blocco, i nuovi casi hanno iniziato a rallentare. Il 19 Marzo 2020, per la prima volta, non sono stati segnalati nuovi casi di COVID-19 nella provincia di Hubei.
Sulla base dell’esperienza cinese, attualmente blocchi (cosciuti come lockdown) di vario grado della mobilità delle popolazioni sono in atto in diversi paesi asiatici ed europei, in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Lo scopo di questi lockdown è ridurre il numero Rt, cioè ridurre il numero di persone che, nel tempo, vengono contagiate da ogni persona infetta. L’esperienza di Hubei insegna che in questo modo è possibile bloccare, in un tempo relativamente breve, la diffusione del SARS-CoV-2
Un’efficace riduzione dell’infezione è di importanza cruciale per permettere una più efficace
assistenza ai pazienti e per una riorganizzazione del sistema sanitario, messo in difficoltà da un inaspettato alto numero di malati.
Se il lockdown è in grado di ridurre il diffondersi dell’infezione, che cosa ci si deve aspettare nel momento in cui il blocco viene tolto o ridotto? Il rimbalzo dei nuovi casi che possono nascere dalle nuove vie di contagio potrebbe richiedere l’imposizione di un blocco successivo o addirittura di una serie di blocchi realizzati con un andamento periodico.
Il costo sociale, politico ed economico di un lockdown prolungato ed eventualmente ripetuto è straordinariamente elevato ed attiva problemi sociali complessi.
La prospettiva di misure di blocco meno drastiche che riducano, o per usare un termine più tecnico, mitighino anche se non blocchino la probabilità di passaggio dell’infezione da una persona all’altra, sono state inizialmente adottate in Inghilterra e sono attualmente in atto in numerosi altri Paesi.
In conclusione, attualmente sembra possibile delineare tre scenari per il contenimento della
COVID-19: il lockdown o blocco completo, la mitigazione della probabilità dei contatti ed una combinazione dei due scenari associata a risvolti altamente tecnologici. Il lockdown è la strategia di contenimento oggi in atto in Italia ed in molti altri Paesi europei. La mitigazione, che consiste in interventi più lievi di contenimento, è stata inizialmente attuata in Inghilterra ed è ancora in atto in certi Paesi, europei e non.
La diversità del tipo d’intervento è scelta in diretta relazione con l’intensità dell’infezione presente in una particolare popolazione.
Ci si può aspettare che, con l’attenuarsi della drammaticità della situazione del nord Italia,
potranno venir imposti periodi successivi di lockdown e di mitigazione in modo di andare incontro alle necessità delle società e, allo stesso tempo, controllarle le possibili ondate successive dell’epidemia.
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