Cop26. Buddhisti, “fumo negli occhi”. Nessun impegno contro allevamenti intensivi e metano che producono

AgenPress – “Luci e ombre. Qualche segnale di cambio di passo ma siamo lontani dalla garanzia di contenere il riscaldamento globale a 1,5°, senza la quale il resto conta poco. Argomenti fondamentali opportunamente evitati. Saranno i più vulnerabili a soffrire di più”, afferma Unione Buddhista Italiana commentando i lavori di COP 26 a Glasgow.
Ci preoccupa che da questo vertice emergano false soluzioni che suonino più come “fumo negli occhi” e che distraggano dall’unico obiettivo che era fondamentale raggiungere: la garanzia del contenimento a 1,5°.

Tra i problemi evitati in occasione del vertice di Glasgow emerge l’assenza di un impegno legato agli allevamenti intensivi. Il metano da essi prodotto è ancora più nocivo della Co2.
Non è bene che non vi sia stato un vincolo esplicito su questo fronte, come sul sostegno alla agroecologia rigenerativa.
E’ positivo l’impegno volto a fermare la deforestazione che vede per la prima volta l’adesione di Paesi come Brasile e Indonesia, ma sono accordi che pongono un arco temporale troppo ampio (2030), non vincolanti e che vedono già alcuni Paesi ritornare sui loro passi.

Come Unione Buddhista Italiana ci interroghiamo e interroghiamo chiunque rispetto alla necessità di rivedere gli stili e le abitudini di vita. Il nostro stare al mondo deve essere rivisto riconoscendo i limiti di una crescita senza freni e di un sistema “estrattivista”.
UBI evidenzia i dubbi e le riserve che sorgono da una cieca e fideistica speranza nella tecnologia quale strumento per risolvere l’emergenza climatica.

Senza un cambiamento antropologico l’affidamento alla tecnologia suona fallace. La tecnologia non è l’obiettivo da raggiungere – per risolvere l’emergenza climatica – ma può esserne uno degli strumenti, se opportunamente gestito. Abbiamo letto e sentito proposte che paiono andare oltre i dovuti limiti che l’uomo si deve porre.
In ultimo riteniamo che sia ben oltre il minimo indispensabile il finanziamento di 100 miliardi destinato ai Paesi poveri, che, pur avendo contribuito in maniera marginale ai cambiamenti climatici, ne subiscono gli impatti maggiori.

Stiamo parlando di impegni che erano già stati presi a Copenaghen 2009 e sappiamo bene come la cifra a loro destinata dovrebbe essere ben più del doppio se non il triplo. Riconosciamo che si sia avviato un dialogo sui risarcimenti internazionali per i danni e le perdite a causa dei cambiamenti climatici, ma riteniamo necessaria l’immediata creazione di un meccanismo di riparazione (“global financing facility to address loss and damage”), al servizio delle comunità dei più poveri, fragili e vulnerabili.

Come Unione Buddhista Italiana confidiamo che il Governo italiano affronti in prima persona l’iniziativa BOGA (beyond oil and gas alliance). Confidiamo che vengano promossi concreti passi in avanti evitando errori legati allo stoccaggio di Co2 quale misura compensativa rispetto a progetti oil & gas, una chiara e immediata roadmap per l’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e per l’eliminazione definitiva della dipendenza dai combustibili fossili

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