Agenpress. Gli esercizi di vicinato si stanno preparando per riaprire il prima possibile. Ci si dovrebbe ispirare al modello tedesco, anticipando la ripartenza dei negozi e delle botteghe di dimensioni minori. Così Confesercenti in una nota.

Il prolungamento del lockdown sarebbe un favore all’online e il colpo di grazia per le tante piccole imprese rimaste chiuse o messe in difficoltà dal periodo di fermo. Anche includendo i bonus di marzo e aprile, gli autonomi hanno perso durante lo stop 1,8 miliardi di euro di redditi, a cui andrebbe aggiunto il reddito perso dai dipendenti in cassa integrazione.

​Le imprese, soprattutto quelle più piccole, non possono continuare a vivere nell’incertezza e a indebitarsi in mancanza di prospettive di ripresa delle attività. Le soluzioni messe in campo per il loro sostegno, fino ad ora, non sono state  sufficienti. La proposta Patuanelli per gli affitti è positiva, ma arriva in zona cesarini e deve essere retroattiva. C’è da fare di più anche per il credito, che rischia di rimanere una chimera per troppe imprese. Nel frattempo, però, bisogna trovare soluzioni per coniugare ripartenza e sicurezza dei consumatori.

In Germania hanno optato per un criterio dimensionale: si è prevista la riapertura delle attività commerciali con superfici inferiori agli 800 mq, che per la ridotta metratura garantiscono un minor rischio di assembramento e una più facile sanificazione degli ambienti.

Pensiamo che, rispettando tutte le direttive definite sulla sicurezza – dalla disponibilità dei gel igienizzanti alle mascherine alle regole di distanziamento sociale – si possa pensare anche da noi al riavvio dei piccoli negozi. Dando loro fiducia anche sulla base della recente esperienza italiana: durante lo stop, alcune categorie di esercizi di vicinato sono rimaste aperte, lavorando a rischio personale per fornire servizi essenziali alla comunità. Forni, edicole, riparatori, tabaccherie e poi librerie e negozi per bambini hanno dimostrato senso della responsabilità e rispetto delle regole, confermando ancora una volta il valore sociale dei negozi di quartiere. La cui prossimità ai consumatori è, oltretutto, un incentivo alla riduzione degli spostamenti.