Cina. Qin Gang, “Usa chiedono di non fornire armi alla Russia ma le vende a Taiwan. Non diamo armi a nessuno”

AgenPress – “Perché gli Stati Uniti chiedono alla Cina di non fornire armi alla Russia mentre continua a vendere armi a Taiwan?”.

Così il neoministro degli Esteri, Qin Gang, definendo “assurdo” che “alti funzionari statunitensi” si intromettano nella questione di Taiwan, che secondo lui è “una questione che riguarda il popolo cinese. Nessun altro paese ha il diritto di interferire in esso”.

Il Partito Comunista al potere in Cina vede la Taiwan democratica come parte del suo territorio, nonostante non l’abbia mai controllata, e il leader cinese Xi Jinping ha ripetutamente rifiutato di escludere l’uso della forza per “riunificarla” con la Cina continentale.

La Cina non è l’artefice della crisi, né una parte direttamente interessata. Perché minacciare allora le sanzioni alla Cina? Non è assolutamente accettabile”. nel suo primo briefing con i media a margine dei lavori parlamentari annuali, ha accennato a “una mano invisibile” che sembra sostenere una crisi prolungata. “E’ una tragedia che poteva essere evitata: la Cina sceglie la pace sulla guerra, il dialogo sulle sanzioni” e la de-escalation all’escalation”.

“Continueremo a lavorare con la massima sincerità e il massimo impegno per perseguire una riunificazione pacifica”, ha affermato. “Nel frattempo, ci riserviamo la possibilità di prendere tutte le misure necessarie”.

Per quanto riguarda il conflitto Russia-Ucraina, Qin ha affermato martedì che “la Cina non ha creato la crisi, non è parte della crisi e non ha fornito armi a nessuna delle due parti”.

La “mano invisibile”, ha accusato Qin senza articolare la questione, sta “usando la crisi ucraina per servire determinate agende geopolitiche”. Il ministro, in particolare, ha sollecitato un avvio rapido del dialogo perché “conflitto, sanzioni e pressioni non risolveranno il problema e il processo dei colloqui di pace dovrebbe iniziare il prima possibile, mentre le legittime preoccupazioni di sicurezza di tutte le parti dovrebbero essere rispettate”.

La crisi, secondo Pechino, è la conseguenza “di un problema di sicurezza che coinvolge l’intera Europa”, mentre la posizione della Cina sulla guerra in Ucraina è stata oggetto di un rinnovato esame nelle ultime settimane tra il consolidamento delle sue relazioni con Mosca e i dubbi nelle capitali occidentalisull’idoneità per il ruolo di un onesto mediatore nei potenziali colloqui di pace: la leadership comunista si è rifiutata di nominare la Russia come aggressore nella guerra, fornendo finora una copertura diplomatica completa a Mosca in tutti i contesti multilaterali.

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