Caso Mastropietro, Verni (avv. famiglia Mastropietro): “A Perugia abbiamo ottenuto giustizia ma non ci si doveva arrivare”

AgenPress. Marco Valerio Verni, legale famiglia Mastropietro, è intervenuto nella trasmissione “Prisma” condotta da Andrea Mollas e Cinzia Santangeli in onda su Cusano Italia Tv

Riguardo il caso di Pamela Mastropietro. “È una vittoria della giustizia, non abbiamo mai cercato giustizialismo. Abbiamo sempre sostenuto che se ci fosse stato il minimo dubbio, la situazione era da approfondire. Ma il minimo dubbio non ci poteva essere. Per noi era chiara la condanna in primo grado, così quella in secondo, ci ha lasciato interdetti la Cassazione. A Perugia abbiamo ottenuto giustizia ma non ci si doveva arrivare. Doveva essere tutto chiuso in Cassazione. Nessuno mai ci ridarà Pamela. I legali di Oseghale probabilmente faranno ricorso in Cassazione. È un una ferita che mai si richiuderà. Seppur è vero che nessuno ci ridarà Pamela, è anche vero che un criminale del genere non tornerà in circolazione”.

Nell’ultima udienza la madre di Pamela ha indossato una maglietta con impresse le immagini della figlia fatta a pezzi. “Credo che Alessandra abbia pensato a lungo a questo gesto, per una madre arrivare a mostrare le foto della figlia ridotta così, un corpo martoriato e straziato. Quando si arriva a fare questo credo ci sia voglia di giustizia, esasperazione e determinazione. Si è sentita costretta. Alessandra credo abbia fatto quel gesto perché secondo noi non si doveva arrivare a questo punto, come a dire: come si può mettere in discussione la violenza sessuale? Quelle immagini volevano dire: perché ridurre il corpo in questo modo, lavarlo con la candeggina? La sua è stata esasperazione, un gesto di estremo coraggio volto a scuotere le coscienze”.

Quali sono i prossimi step per andare in Cassazione? “Dipende da come la Corte d’Assise di Perugia scriverà la sentenza. La Cassazione è chiamata a pronunciarsi sulla logicità, dipenderà molto da come la Corte di Perugia scriverà questa sentenza. Il problema è stato della contraddittorietà riguardo la violenza sessuale. Bisognerà vedere come verrà scritta la sentenza dalla Corte d’Assise”.

Si potrà andare avanti per capire chi sono i complici? “Ci troviamo nel classico caso scolastico di non corrispondenza tra verità fattuale e processuale. Si è potuto dimostrare che a compiere il tutto sia stato un imputato ma noi siamo convinti che non fosse da solo. La procura generale di Ancona che aveva preso il fascicolo di primo grado, aveva aperto delle indagini per scoprire dei concorrenti. Aveva trovato due persone per le quali poi è stata chiesta l’archiviazione. Questo lascia amarezza nei familiari della vittima. Sapere che quel qualcun altro è in giro, libero, fa male”.

Viste le parole della mamma di Pamela, per andare avanti nella ricerca dei complici bisogna aspettare o meno? “Purtroppo possono essere entrambe le cose: più il tempo passa e più è difficile. Gli elementi ci sono, ma devono resistere ad un vaglio dibattimentale, ma è anche vero che altri profili di indagine sono rimasti inesplorati. Vorrei tanto che certe discussioni avvenissero in contraddittorio con magistrati. Un conto è quello che si dice nelle aule dei tribunali, altro conto è parlarne liberamente. Anche a noi farebbe piacere capire perché non si siano approfonditi alcuni temi di indagine”.

Verni è l’avvocato della famiglia Mastropietro, ma è anche lo zio di Pamela. “Mi sono dovuto mettere una maschera, per certi versi. Si subiscono in famiglia alcuni nervosismi. Per certi versi tutto ciò è stato carburante per il mio agire, è stata la mia forza, il fatto che lei fosse mia nipote è stato quel qualcosa in più ad andare anche oltre, anche criticando l’operato della magistratura e trovando quella forza in più quando sembrava molto buio.

Di mio sono sempre stata una persona abituata a controllare le emozioni, sarà per l’educazione militaresca e per gli sport estremi. Sia per educazione ricevuta, sia per altro, mi sono abituato a controllare le emozioni. L’avvocato deve controllare le emozioni ma anche regalarle alla parte che si assiste. Ho iniziato la mia discussione a Perugia ricordando Calamandrei che diceva perché fosse nera la toga dell’avvocato: il nero rappresenta la paura, proprio perché l’avvocato quando la indossa si mette sulle spalle i problemi di chi assiste. Nel caso di Pamela è stato ancora più difficile indossare quella toga perché era anche un po’ il mio di dolore”

Fernando Crisel e Francesco Mercuri: verso di loro non si può fare nulla? “Se queste persone avessero aiutato Pamela non ci sarebbe stato quell’epilogo. L’altro paradosso è quello per il quale queste due persone sono state quelle a confermare che la violenza sessuale fosse confermata. Sono due che il girono prima ne hanno approfittato, e il giorno dopo quelli da cui dipende la conferma della violenza sessuale. È un paradosso. Su di loro non si può fare nulla perché la denuncia doveva partire da Pamela, ma lei poi è morta. Abbiamo cercato aiuto nel mondo politico per modificare la normativa. C’è stato totale silenzio. Si rilancia il mondo della politica affinché si possa emendare la normativa e fare in modo che non accada più agli altri. Questo è stato il più grande dei dettagli”.

I tempi sono molto lunghi. “Se non si impara da casi come questi. Nel caso di Pamela, se ci sono altri complici e questi non vengono individuati, vuol dire che c’è qualcuno in giro di molto pericoloso. Su uno dei due trolley di Pamela sono state trovate tracce di uno sconosciuto. Ci sono testimonianze che lasciano pensare alla presenza di altre persone, ma non si è andati avanti sotto questi profili. Gli indizi devono essere tali che possano resistere al processo, ma in altri casi non c’è stata la volontà di andare avanti”. 

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