Blocco sfratti, Dessì (M5S): “Non potrei immaginare ufficiali giudiziari che vanno in giro a fare sequestri, sfratti esecutivi in piena emergenza”

AgenPress. Emanuele Dessì, senatore del M5S, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Riguardo all’emendamento sul blocco degli sfratti. “Il blocco dei provvedimenti è più ampio: dagli sfratti, ai pignoramenti, alle esecuzioni immobiliari –ha affermato Dessì-. Non potrei immaginare ufficiali giudiziari che vanno in giro a fare sequestri, sfratti esecutivi in piena emergenza a gennaio-febbraio.

C’è massimo rispetto per i creditori e i proprietari immobiliari, era prevista una compensazione per loro, però il decreto Ristori è arrivato con un plafond già esaurito, è già pronto un ordine del giorno per risolvere la situazione. Stiamo pensando a ristori in base alla dichiarazione Isee. Piacerebbe anche a me poter valutare caso per caso, ma parliamo di 100mila sfratti, quindi di 300mila persone che potenzialmente il 1 gennaio potrebbero finire in mezzo a una strada.

Non c’è nessuna volontà persecutoria o punitiva nei confronti di nessuno, tutti cerchiamo di ispirarci a norme di buonsenso. Se all’emergenza abitativa aggiungiamo anche altre centinaia di migliaia di persone che vengono sfrattate creiamo una situazione di tensione e instabilità sociale per circa 5 milioni di italiani. Ci sono persone che non hanno digerito questa norma sia nella maggioranza che all’opposizione, così come ci sono parlamentari di maggioranza e opposizione che mi hanno fatto i complimenti.

Leggevo delle proposte di Forza Italia sulla sanatoria fiscale, anche quello da un certo punto di vista arrecherebbe un danno a qualcuno. Io sono dell’opinione che meno si va a ferire il tessuto sociale e imprenditoriale del Paese e meglio è, ma bisogna essere consapevoli che tutto quello che blocchiamo non è gratis, ci ritroveremo poi a pagarlo più avanti”.

Riguardo alle polemiche sulla sua casa popolare a Frascati. “Prima di diventare senatore ero un artigiano che viveva in una casa popolare, avevo un reddito vicino allo zero, quindi lo Stato aveva abbassato il canone d’affitto come succede a chi è in difficoltà economica. Quando sono diventato senatore e ho iniziato ad avere un reddito, il mio affitto è passato a 700 euro al mese che sto regolarmente pagando. Fra 2 anni e mezzo tornerò a fare l’artigiano, ho mantenuto la partita iva e l’attività di lavorazione di legno e ferro”.

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