“Molte persone sono morte in casa perché i medici non sono intervenuti o non sapevano come curare i pazienti, o perché gli ospedali erano pieni e le autorità locali erano a corto di personale medico, perfino nella seconda e terza ondata” – spiega Consulelo Locati, avvocato che rappresenta i familiari delle vittime –.
“È forse la prima volta in Italia – aggiunge – che 520 persone trovano il coraggio di mettersi insieme e fare causa alle autorità pubbliche, come il Ministero della Salute, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Lombardia, per chiedere conto dei loro errori”.