Bari, nuove frontiere del carcinoma gastrico metastatico

L’oncologo Brunetti: “E’ aggressivo per l’elevata frequenza di recidive ma i nuovi trattamenti ci aiuteranno a migliorare la sopravvivenza”


AgenPress.  Il cancro gastrico rappresenta una delle principali cause di morte. Nel 2022, in Italia, sono state stimate circa 14.700 nuove diagnosi di neoplasia gastrica (uomini = 8.800, donne = 5.900). L’ultimo decennio ha visto un miglioramento dei trattamenti chirurgici e sistemici, con un aumento dell’aspettativa di vita complessiva, i tassi di sopravvivenza rimangono ancora insoddisfacenti, in particolare per i pazienti con malattia metastatica.

Di ricerca scientifica e nuovi farmaci si discuterà domani, 19 maggio, ore 9.00/16.00, presso la sala convegni dell’ IRCCS Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”. Presidenti della giornata di lavori il Dott. Oronzo Brunetti, dirigente medico esperto di neoplasie gastro-intestinali (Istituto Tumori di Bari); il dott. Aurelio Costa, Direttore dell’UOC di Chirurgia dell’Istituto e la Professoressa  Angela Pezzolla, Direttrice dell’UOC di Chirurgia videolaparoscopica del Policlinico Bari.

“Il carcinoma gastrico – spiega il Dott. Oronzo Brunetti – è un tumore aggressivo con una prognosi infausta sia per l’elevata frequenza di recidive dopo chirurgia radicale che, per la usuale presentazione in fase avanzata. La sopravvivenza a 5 anni in occidente, è pari al 25% delle diagnosi. Il trattamento del carcinoma gastrico è rappresentato dalla chemioterapia che, di fatto, ha dimostrato un vantaggio significativo in sopravvivenza globale rispetto alla migliore terapia di supporto. Il recettore HER-2 è sicuramente il target molecolare più studiato: espresso in circa il 20% delle neoplasie gastriche, soprattutto prossimali e con istotipo intestinale, rappresenta un fattore positivo per la terapia con trastuzumab.

Promettenti appaiono i risultati dell’immunoterapia: la combinazione del nivolumab con la chemioterapia ha prodotto un vantaggio statisticamente significativo e clinicamente rilevante in termini di OS e PFS nei pazienti con malattia metastatica, in particolare in presenza di una espressione del PD-L1 secondo CPS >5”. Conclude. “La possibilità di accedere a questi nuovi trattamenti passa dall’individuazione dei fattori predittivi di risposta molecolari, informazioni che anatomo-patologo e biologo molecolare devono tempestivamente all’oncologo per individuare la terapia più mirata possibile per ciascun paziente. In questo scenario la collaborazione e l’interazione tra i vari specialisti esperti in quest’ambito diventa necessaria al fine di snellire i percorsi dignostici-terapeutici per i pazienti affetti da tale patologia”.

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