Bankitalia. Imprese pessimiste, difficoltà legate al costo energia. Tasso inflazione attesa si attesta al 7,5%

AgenPress – Le aziende italiane si attendono un rafforzamento dell’ inflazione che durerà anche nei prossimi anni. Secondo l’indagine condotta dalla Banca d’Italia presso le imprese dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti, nel terzo trimestre “le attese sull’inflazione al consumo sono ulteriormente aumentate, superando il 6% sui 12 mesi e attestandosi su valori intorno al 5% anche sugli orizzonti più distanti (a 2 anni e tra 3-5 anni). “Anche la dinamica dei prezzi praticati dalle imprese si è rafforzata e rimarrebbe sostenuta nei prossimi 12 mesi, sospinta dai rincari degli input produttivi e dalle più elevate attese di inflazione”.

Il tasso di inflazione attesa si attesta, in media, al 7,5 per cento tra sei mesi (da 6,4 nella precedente rilevazione), a 6,9 tra 12 mesi (da 5,6), a 5,7 tra 2 anni (da 4,8) e a 4,9 su un orizzonte compreso tra i 3 e i 5 anni (da 4,3).

Nel terzo trimestre la quota di imprese che ritengono che la situazione economica
generale sia peggiorata rispetto al trimestre precedente è aumentata di 14 punti
percentuali, al 77,9 per cento; solo l’1,6 per cento ne riscontra un miglioramento (4,7
nella precedente rilevazione.  Secondo oltre il 90 per cento delle imprese,
la probabilità di un miglioramento del quadro economico generale non supererebbe il
25 per cento (sarebbe nulla per circa il 60 per cento).

Le imprese sono divenute più pessimiste anche riguardo alle proprie condizioni
operative nei prossimi tre mesi: il saldo negativo fra le attese di miglioramento e di
peggioramento si è ampliato a 49,2 punti percentuali da 19,6 nella precedente
rilevazione .

Il risultato riflette sia il deciso aumento della percentuale dei giudizi di deterioramento (52,8 per cento, da 30) sia la diminuzione per quelli di miglioramento (3,6 per cento, da 10,4). Tra gli ostacoli alla crescita dell’attività produttiva, continuerebbero a prevalere l’incertezza imputabile a fattori economici e politici e gli elevati prezzi delle materie prime energetiche; entrambi questi fattori avrebbero un impatto molto negativo per oltre un quarto delle imprese.

Pur rimanendo inferiori al 10 per cento, sono anche aumentate le quote di aziende che prevedono un effetto fortemente negativo della domanda o delle condizioni di accesso al credito. Il saldo delle attese a tre anni sulle proprie condizioni operative è decisamente peggiorato, raggiungendo livelli storicamente bassi (a 11,7 punti percentuali da 30,4 nella precedente rilevazione).

Per il 31,2 per cento delle imprese le difficoltà legate al costo dell’energia si sono
accresciute rispetto al trimestre precedente (la quota era pari al 17,7 per cento nella
rilevazione di tre mesi prima). Il quadro è particolarmente sfavorevole per le aziende
edili, tra le quali il 73 per cento ha riscontrato difficoltà analoghe o superiori rispetto
al trimestre precedente (da 68,1), a fronte del 65,2 tra quelle dell’industria in senso
stretto (da 56,9) e del 43,7 nei servizi (da 35,4). Per effetto degli elevati costi
energetici, oltre due terzi delle imprese prevedono di aumentare i propri prezzi di vendita nei prossimi tre mesi;
il rialzo sarà marcato rispettivamente per il 26,5, il 14,9 e il 20,5 per cento delle imprese dell’industria in senso stretto, dei servizi e delle costruzioni (da 14,4, 9,8 e 14,4 nella rilevazione precedente). Come nello scorso trimestre, i problemi di approvvigionamento di materie prime e di input intermedi hanno interessato circa il 60 per cento delle aziende dell’industria in senso stretto e dei servizi e circa l’85 per cento di quelle delle
costruzioni.

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