Banca d’Italia. Visco: “Sul Pnrr non c’è tempo da perdere. Attuare il Piano è cruciale. Salario minimo, troppi giovani disoccupati”

AgenPress –  “I miglioramenti sono possibili, ma non c’è tempo da perdere per realizzarlo,  perché “rappresenta un raro e nel complesso valido tentativo di definire una visione strategica per il Paese”.

Così il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che, a novembre, dopo 12 anni, lascia la guida dell’Istituto, in occasione della pubblicazione della relazione annuale.

Qui il confronto con l’Europa “è assolutamente necessario nonché utile e costruttivo” osserva Visco. Il Pnrr deve però essere parte di una più ampia strategia di lungo periodo per agevolare la trasformazione della nostra economia. La rende ancor più necessaria – dice – l’ineludibile, duplice sfida che ci attende se si vuole, da un lato, contrastare il cambiamento climatico e i suoi effetti – così deleteri, come drammaticamente ancora una volta dobbiamo oggi registrare – e, dall’altro, stimolare una diffusione ampia e sicura dell’innovazione tecnologica, in primo luogo digitale.

L’economia italiana, ha detto Visco, ha superato le crisi meglio di quanto si pensasse, mostrando “una confortante capacità di reazione” e “una rinnovata vitalità, anche a fronte degli ”shock di intensità inusitata degli ultimi anni”. I dati sono positivi: “Già alla fine del 2021 il Pil aveva recuperato il crollo registrato nei trimestri successivi allo scoppio della pandemia; ha continuato poi a espandersi lo scorso anno, nonostante le difficoltà poste dalla guerra in Ucraina, con un incremento del 3,7 per cento, ben superiore alle attese”.

Tra i vari settori economici Visco segnala come la ripresa “sia stata più marcata nelle costruzioni”, sostenuti dai bonus fiscali per la riqualificazione del patrimonio edilizio, e nei servizi. La produzioni manifatturiera, malgrado le difficoltà registrate nel corso dell’anno, si “è mantenuta in media sui livelli del 2019”.

Buone sono anche le previsioni: per il 2023 convergono “su un aumento del Pil intorno all’1 per cento”.

Anche il mercato del lavoro, ha evidenziato il governatore di Bankitalia, “ha pienamente riassorbito il forte calo dell’occupazione, che aveva soprattutto riguardato i giovani e le donne”.

L’inflazione tornerà a scendere in Europa e in Italia per effetto della “normalizzazione monetaria” e della restrizione del credito” ma le “ripercussioni sull’economia” saranno “tanto minori quanto più responsabili saranno i comportamenti di tutte le parti che contano, imprese, sindacati e Governi”, ha affermato il Governatore di Bankitalia.

Secondo le proiezioni più recenti, dopo un aumento del 3,5 per cento nel 2022 l’attività economica nell’area dell’euro rallenterebbe sensibilmente nella media di quest’anno, per tornare poi a espandersi in misura più sostenuta.
L’inflazione scenderebbe nel corso dei prossimi mesi, riflettendo soprattutto l’andamento dei prezzi dei beni energetici; nello scenario elaborato a marzo dalla Banca centrale europea (BCE), in corso di aggiornamento, tornerebbe al 2 per cento nella seconda metà del 2025. Il margine di incertezza resta elevato.
Coerentemente con la determinazione a riportare l’inflazione all’obiettivo del 2 per cento con sufficiente rapidità, all’inizio di maggio il Consiglio direttivo della BCE ha confermato la propria azione restrittiva, sia pure limitando l’aumento dei tassi ufficiali a 25 punti base. Il tasso di interesse sui depositi detenuti dalle banche presso l’Eurosistema è salito dai valori
negativi del luglio scorso al 3,25 per cento.

Si è ribadito che le decisioni future continueranno a essere guidate, volta per volta, da una valutazione complessiva delle prospettive di medio periodo dell’inflazione, alla luce dei
nuovi dati economici e finanziari, dell’andamento della componente di fondo
e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria all’economia.

“Nelle contrattazioni nel mercato del lavoro – avverte Visco – va evitato un approccio puramente retrospettivo, poiché una dinamica retributiva che replicasse quella dell’inflazione passata non potrebbe che tradursi in una vana rincorsa tra prezzi e salari”.

Per la politica monetaria, secondo Visco “l’orientamento deve continuare a essere definito in modo da garantire un rientro progressivo, ma non lento dell’inflazione verso l’obiettivo”. E’ quindi importante “tenere la barra dritta della risposta monetaria, ma con la gradualità necessaria per l’incertezza ancora non dissipata”.

Visco ha parlato anche di salario minimo. “Troppi, non solo tra i giovani, non hanno un’occupazione regolare o, pur avendola, non si vedono riconosciute condizioni contrattuali adeguate; come negli altri principali paesi, l’introduzione di un salario minimo, definito con il necessario equilibrio, può rispondere a non trascurabili esigenze di giustizia sociale”, ha affermato il governatore della Banca d’Italia.

“Le forme contrattuali atipiche hanno accentuato la risposta dell’occupazione agli andamenti ciclici dell’economia e favorito in molti nuclei familiari l’aumento del numero di occupati, ancorché con salari modesti”.

Visco ha fatto il punto della situazione su natalità e migranti. Per gestire i flussi migratori occorreranno politiche ben concepite di formazione e integrazione, indispensabili per l’inserimento dei migranti nel tessuto sociale e produttivo. Un recupero della natalità dai livelli particolarmente bassi del 2021, per quanto auspicabile, rafforzerebbe l’offerta di lavoro solo nel lunghissimo periodo.

Il miglioramento delle condizioni di vita e di salute conseguito negli ultimi decenni potrà consentire a non poche persone di lavorare oltre il limite convenzionale dei 64 anni, in linea con le tendenze già in atto, sostenute anche dalle riforme pensionistiche. Sicuramente occorrerà accrescere la capacità di impiegare i giovani e le donne, i cui tassi di partecipazione in tutte le aree del Paese sono davvero modesti, e nel Mezzogiorno i più bassi d’Europa.

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