Afghanistan. I talebani ordinano alle Ong di non far lavorare le donne. Unicef, violazione diritti umani

AgenPress – I talebani hanno ordinato a tutte le organizzazioni non governative (Ong) locali e straniere di impedire alle dipendenti di recarsi al lavoro. La decisione è riportata in una lettera del  ministero dell’economia. La lettera, confermata dal portavoce del ministero dell’economia Abdulrahman Habib, ha affermato che alle dipendenti donne non sarà permesso di lavorare fino a nuovo avviso perché alcune non avevano aderito all’interpretazione dell’amministrazione del codice di abbigliamento islamico per le donne.

Non è però chiaro, dalla lettera, se l’ordine si applica alle agenzie delle Nazioni Unite, che hanno una grande presenza in Afghanistan o è circoscritto solo ad alcune organizzazioni. Nella lettera si legge, come riporta la Associated Press, che le agenzie che non si atterranno all’ordine vedranno revocata la la licenza di operare nel Paese.

“Ci sono state gravi lamentele sul mancato rispetto dell’hijab islamico e di altre norme e regolamenti relativi al lavoro delle donne nelle organizzazioni nazionali e internazionali”, ha affermato il ministero, responsabile dell’approvazione delle licenze per le ong che operano in Afghanistan. Il ministro ha spiegato di aver ricevuto “denunce serie” a proposito di donne impiegate in Ong che non portano il velo in maniera corretta. Non è chiaro se il divieto si applichi a tutte le donne o solo le afghane. Il ministero dell’Economia afghano ha precisato che “in caso di inosservanza della direttiva (…) la licenza dell’ente che era stata rilasciata da questo ministero sarà annullata”.

L’amministrazione guidata dai talebani ha, negli ultimi giorni, ordinato la chiusura delle università alle donne, provocando una forte condanna globale e scatenando alcune proteste e pesanti critiche all’interno dell’Afghanistan. Alle proteste hanno partecipato anche gli uomini che sono usciti dalle aule a sostegno delle donne. Immediata la reazione dei talebani che hanno preso di mira i giovani e i video della repressione sono diventati virali.

Le donne afgane hanno manifestato nelle principali città contro il divieto, un piccolo e raro segno di protesta interna da quando i talebani hanno preso il potere lo scorso anno. Secondo quanto riportano alcuni testimoni nella città occidentale di Herat, circa due dozzine di donne si stavano dirigendo verso la casa del governatore provinciale per protestare contro il divieto, cantando: “L’istruzione è un nostro diritto”, quando sono stati respinte dalle forze di sicurezza che sparavano con i cannoni ad acqua.

“Al di là dell’evidente arretramento dei diritti fondamentali – dichiara l’Unicef – queste decisioni avranno conseguenze di vasta portata sulla fornitura di servizi essenziali per i bambini e le famiglie in tutto il Paese, in particolare nei settori della salute, della nutrizione, dell’istruzione e della protezione dell’infanzia, ambiti in cui le operatrici umanitarie hanno un ruolo incommensurabilmente importante da svolgere. Questo – aggiunge – include la programmazione dell’Unicef, attraverso la quale forniamo servizi a 19 milioni di persone, tra cui più di 10 milioni di bambini, in tutto il Paese. Vietando il lavoro alle donne delle Ong, le autorità talebane di fatto negano questi servizi a una parte significativa della popolazione e mettono a rischio la vita e il benessere di tutti gli afghani, in particolare di donne e bambini”.

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