AgenPress. «Sono 379 i medici, 90 gli infermieri italiani e ben 19 i medici stranieri (nonché migliaia gli altri professionisti contagiati) che hanno perso la vita durante la Pandemia nel nostro Paese da quel tragico febbraio 2020 a oggi.
Dimenticare è impossibile, ricordare è doveroso, andare avanti per essere sempre pronti ad affrontare nuove sfide per la tutela della salute della collettività è ancora più indispensabile, giorno dopo giorno.
Abbiamo combattuto una guerra di cui portiamo ancora addosso le cicatrici.
Oggi, in occasione della IV Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socio assistenziale e volontario, siamo di fronte ad un appuntamento dove si accavallano dentro di noi medici e professionisti sanitari sentimenti alterni a commozione e dolore.
Il pensiero, forte, va a tutti i nostri colleghi che non ce l’hanno fatta, alla loro famiglie, ai figli, alle mogli, ai mariti rimasti soli.
Crogiolarsi nel ricordo, però, non può bastare.
Tutti, a modo nostro, abbiamo pagato lo scontro spesso improbo con un nemico agguerrito e all’inizio sconosciuto.
Oggi non possiamo non trasformare tutto questo in una lezione di vita, e al nostro pari devono farlo le istituzioni.
La politica in Italia non può voltare pagina come se nulla fosse.
I professionisti sanitari italiani vanno difesi, vanno tutelati, vanno valorizzati economicamente e contrattualmente.
E con essi vanno sostenuti anche i medici e gli infermieri stranieri che lavorano nel nostro Paese e che rappresentano una risorsa fondamentale a cui attingere per il presente e per il futuro della nostra sanità.
Questa giornata sia l’occasione per dire basta ai turni massacranti, alla disorganizzazione, alle violenze nelle corsie contro i medici e gli infermieri, per fermare le fughe di professionisti dalla sanità pubblica e all’estero e le dimissioni volontarie che minano il nostro SSN.
Noi siamo quelli che non smetteremo mai di stare al fianco dei pazienti, dei malati, dei soggetti più fragili.
La professionalità del personale sanitario e sociosanitario è un grande capitale per la sanità italiana. Abbiamo il dovere, tutti, di non depauperarlo, ma di creare le condizioni per creare un sistema sanitario sempre più efficiente puntando sulla loro forza, il loro coraggio, fuori e dentro gli ospedali, per difendere ogni giorno i cittadini italiani».
Così Foad Aodi, Presidente Nazionale di Amsi, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, nonché Docente di Tor Vergata e membro del Registro Esperti della Fnomceo.
Come Amsi e Movimento Uniti per Unire e Unione Medica Euromediterranea (UMEM), sin dal primo giorno del Covid, non ci siamo mai tirati indietro come impegno di assistenza sanitaria e come consigli e e raccomandazioni tramite dirette Tv e Radio Satellitari internazionali.
La maggior parte dei professionisti di origine straniera sono deceduti nei primi difficilissimi giorni della Pandemia, quando poco o nulla si sapeva del nemico da affrontare e fin troppo scarsi erano i mezzi di sicurezza e protezione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Cina avrebbero dovuto avvisare il mondo molto prima, questo non possiamo dimenticarlo e dobbiamo ricordarlo, così come allo stesso modo l’OMS oggi non dovrebbe creare inutili allarmismi, commettendo l’errore esattamente opposto, come sta accadendo per il rischio della cosiddetta Pandemia X, che si pensa potrebbe essere 20 volte più letale della precedente.
Vorremmo in tal senso, dall’OMS, dati certi, vorremmo trasparenza, concretezza ed indipendenza per certe previsioni catastrofiche che rischiano solo di mandare la collettività nel panico, mentre nel mondo le vere pandemie da combattere vengono ignorate, e sono quelle legate alla siccità, alle guerre, ai conflitti dimenticati, alla fame e alla denutrizione, all’inquinamento di acqua e aria e ai disastri ambientali, terremoti ,alluvioni e la povertà.
L’Amsi si rivolge da sempre a tutti gli albi professionali per prendere posizione e tutelare i nostri colleghi perché siamo tutti medici italiani e rispettiamo i nostri doveri e la legge italiana ma chiediamo che vengano rispettati i nostri diritti senza discriminazione.
Per quattro volte sono stato Consigliere dell’Ordine dei Medici di Roma e parlo in base alla mia esperienza.
Occorrono unità di intenti, prevenzione a tutti i livelli, occorre depenalizzare la professione medica.
Occorre che la politica finalmente esca fuori dall’informazione medico-scientifica e che faccia la sua parte, il suo percorso, ma non si intrometta nelle scelte dei medici, correndo il rischio di depauperare il rapporto professionisti-pazienti e professionisti-professionisti.
Solo imparando dagli errori si può davvero voltare pagina!
E allora i Governi facciano la loro parte e tutelino fino in fondo i professionisti che lavorano nei loro Paesi, mentre sostengono nel contempo le nazioni più deboli e povere per fare in modo che l’esodo di medici si fermi una volta per tutte, per non creare deserti sanitari. Ormai la pandemia ha insegnato che non ci sarà mai prevenzione e tutela della salute globale senza l’aiuto dei paesi ricchi nei confronti dei paesi poveri.
Infine non dimentichiamoci delle famiglie dei nostri professionisti sanitari deceduti, vanno sostenute e aiutate», conclude Aodi.