Agenpress – «Offesi e umiliati da una politica orba, insensibile, incapace di rendere merito ad una classe di lavoratori che ha gestito con professionalità, anima e cuore, l’emergenza pandemia, lottando sul campo, alacremente. Rimettendoci anche la vita».
Con queste parole cariche di rabbia e amarezza, Antonio De Palma, Presidente del Nursing Up, Sindacato Infermieri Italiani, commenta l’inaspettata scomparsa, ieri sera, come nel migliore dei film gialli, del bonus di mille euro previsto nella bozza del Decreto Legge Rilancio, e poi l’improvvisa ricomparsa, stamane, del premio che ora sembrerebbe addirittura aggirarsi intorno ai 2000 euro lordi.
«A che gioco giochiamo? Che si parli di 1000 o di 2000 euro lordi qui siamo ancora di fronte ad un “una tantum”, come se la nostra professionalità fosse pagata “a peso” in base all’importanza del momento considerato. L’ennesimo autogoal di questo Governo, stavolta a pochi minuti dalla fine della partita», sbotta De Palma tra la rabbia e la sorpresa. «Ho appreso con profonda delusione la notizia nel tardo pomeriggio di ieri. Quando cominciavano ad apparire i primi lanci di agenzia in merito, io stesso, che ormai non mi sorprendo più di fronte a nulla, stentavo davvero a crederci. Questa classe dirigente ha la capacità di lasciarti sempre con un palmo di naso: quando pensi che al peggio non ci sia fine, riescono sempre a “sferrarti” un nuovo colpo basso, di quelli che ti lasciano per un bel pò senza fiato.
Siamo di fronte, sbotta il Presidente del Nursing Up, all’apice della più triste incongruenza. I signori del potere ci hanno immolati sull’altare dell’equilibrio economico. Consigliati dai “censori” tecnici di questo Governo o delle Regioni, che hanno agito in nome di un presunto indispensabile criterio di “freddi numeri”, i nostri rappresentanti politici si sono resi protagonisti di un nuovo incredibile colpo di mannaia. Abbiamo diritto a riconoscimenti strutturali, sbotta De Palma, di aumenti in busta paga che arrivino ogni mese e non un “una tantum”. Perchè noi infermieri non lavoriamo a cottimo. Vi pare giusto che bisogna aspettare un’emergenza sanitaria per ottenere un discutibile premio che, nella migliore delle ipotesi sarà di nemmeno 1500 euro netti dati una volta sola?
Che fine hanno fatto, adesso, si chiede De Palma tra l’ira e lo stupore, tutti coloro che elogiavano infermieri e medici ?
Non c’è dubbio che sia davvero scandaloso quanto sta accadendo. Alla luce dell’impegno oggettivo che abbiamo profuso in ogni dove.
Mi viene da pensare alla memoria di quei quasi 40 infermieri che sono morti per portare a termine il loro lavoro, uccisi da un virus che hanno affrontato fino all’ultimo senza paura. Mi sento io in colpa, come presidente di un sindacato di categoria, di fronte alle famiglie di quei colleghi che si sono ammalati, che hanno svolto turni massacranti, che hanno indossato camici da macellaio nelle corsie, perchè mancavano i corretti dispositivi di protezione. Di fronte a loro abbasso il capo, chiosa De Palma, e chiedo scusa. Chiedo scusa per loro, per questo sistema sanitario gestito da una classe politica che prima ci elogia, ci chiama eroi e poi, quando meno ce lo aspettiamo, ci pugnala alle spalle senza pietà e non ha nemmeno il coraggio di riconoscerci l’aumento di stipendio fisso e ricorrente che ci spetta. Ma non è per i mille o duemila euro lordi, che peraltro abbiamo bisogno di verificare se e come vengono declinati nel testo del decreto, che in se stessi non rispecchiavano certo il valore della nostra professionalità: è perchè ci sentiamo presi in giro, è perché siamo all’ultimo posto. Anche se siamo quelli che non hanno mai smesso di lottare. E non lo faranno mai». De Palma non ci sta e guarda subito avanti alle contromosse del sindacato: «Questa classe politica ci dovrà rendere conto. Il Presidente del Consiglio, il Signor Ministro della Salute, i responsabili delle decisioni economiche in seno al Governo pagati profumatamente per umiliarci in questo modo: rendano conto anche ai cittadini, ai quali con quella bozza avevano promesso un gesto di vera considerazione nei confronti di medici e infermieri».
«Ma non è finita qui, fa notare De Palma: al punto 5 della bozza di DL, viene data una risposta alle nostre continue richiesta di integrare gli organici infermieristici, ne avevamo parlato in occasione delle diffide e, da ultimo, ne abbiamo discusso in occasione del preavviso di mobilitazione fatto giungere al Governo. Una promessa mantenuta solo a metà, abbiamo fatto i conti e si parla di un numero che oscillerebbe tra 9600 e 10000 nuovi infermieri.
Peccato che anche qui, ancora una volta, incoerentemente, e senza alcuna visione programmatica, sia stato palesemente ignorato quell’appello di rinnovamento contrattuale che andiamo invocando da tempo. Ovvero l’introduzione del cosiddetto “infermiere di famiglia strutturato ed universale”, una figura indispensabile al pari di quella dei medici di famiglia, conferendo a questa tipologia di operatore una doverosa uniformità organizzativa e di presenza territoriale. E’ proprio così, commenta De Palma insoddisfatto, perchè questo aspetto il Governo, invece di delineare un organico archetipo organizzativo legato alla figura dell’infermiere di famiglia, ha pensato bene di uscirsene con una mera e laconica citazione del DL, lasciando e delegando, come al solito, al variegato potere delle Regioni, delle aziende sanitarie locali, una delle decisioni più importanti e indispensabili sulla strada dei servizi al cittadino. Parliamo di quelle aziende sanitarie locali e di quelle regioni che muovendosi con eccessiva autonomia durante l’emergenza, mancanti di un coordinamento centrale idoneo ad imporsi, hanno gestito la crisi sanitaria con carenze e confusione totale. Prendiamo atto ancora una volta, quindi, alza i toni De Palma, della mancanza di visione programmatica e strutturale dei servizi sanitari: rimane vuota la casella relativa alla creazione di un servizio universale, quello dell’infermiere di famiglia, a disposizione di tutti i cittadini italiani indipendentemente dalla regione o dall’azienda sanitaria interessata, che opera a fianco ed in coordinamento con quello dei medici di medicina generale. Ma manca anche una risposta valida a quella carenza strutturale di almeno 53000 infermieri degli altri reparti e strutture, quella che c’era già prima dell’emergenza coronavirus. Insomma continua a non arrivare l’atteso “ reale” cambiamento di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Questa pandemia non ci ha insegnato davvero nulla», conclude De Palma.