AgenPress. I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, nell’ambito delle azioni di contrasto alle frodi fiscali, stanno dando esecuzione a tre misure cautelari degli arresti domiciliari, ad un sequestro preventivo per 1,3 milioni di euro ed ad una decina di perquisizioni nella zona della bassa reggiana, nei confronti di sei soggetti – indagati in concorso – che avrebbero ideato e posto in essere un’articolata frode fiscale, finalizzata all’evasione di imposte dirette e dell’I.V.A.
Lo sviluppo investigativo ha permesso di appurare come i presunti responsabili, a partire dall’anno 2015, avessero creato una serie di imprese individuali (cinque le ditte finora individuate e già sottoposte ad attività ispettiva di natura tributaria) gestite da “titolari formali” (cosiddette teste di legno) che avrebbero consentito, mediante l’emissione di “fatture per operazioni inesistenti” per un importo imponibile di euro 11.498.882,02 e I.V.A. pari a euro 2.454.606,81, ingenti risparmi d’imposta derivanti dall’annotazione di dette fatture ad opera di altre imprese operanti nel medesimo settore economico.
Complessivamente, sono state denunciate dodici persone – di cui nove a piede libero – che avrebbero preso parte all’attività fraudolenta e sono state individuate ad oggi 41 imprese che avrebbero beneficiato di indebiti risparmi d’imposta, aventi sede legale prevalentemente nelle province di Bologna, Modena, Mantova e Verona e che saranno oggetto di specifici approfondimenti per valutare profili di responsabilità penale in ordine all’utilizzo delle fatture false.
Il meccanismo di frode consisteva nell’emissione ed utilizzo di fatture che documentavano operazioni fittizie, così da generare costi inesistenti ed abbattere l’imponibile.
Pertanto, nonostante le imprese avessero a prima vista una parvenza di legalità e presentassero nella maggior parte dei casi “regolarmente” le dichiarazioni in materia di I.V.A. e Imposte Dirette, il sistema di frode permetteva alle stesse di omettere il versamento delle imposte dovute.
In taluni casi è stato addirittura appurato che alcune fatture ricevute, di importi di poche migliaia di euro, erano state falsificate con l’indicazione di importi maggiorati anche oltre i 100.000,00 euro.