AgenPress. Il Popolo della Famiglia (PdF) si mobilita in vista del voto del consiglio regionale veneto il 16 gennaio prossimo sulla legge voluta dall’associazione Coscioni e firmata da 9.072 cittadini veneti che obbligherebbe a fornire in venti giorni il via libera a chi richiede il suicidio assistito.
Mario Adinolfi, presidente nazionale del PdF, pone il tema politico: “Mi sembra incredibile che, a meno di cinque mesi da una tornata elettorale decisiva, la Lega in importante crisi di consensi rispetto alle europee di cinque anni fa voglia terremotare con Luca Zaia anche i voti che ottiene in una regione cattolica come il Veneto.
Zaia forse non ha letto il testo della proposta di legge di cui si è ideologicamente innamorato. All’articolo 2 Cappato e i suoi scrivono che possono richiedere il suicidio assistito le persone che patiscono ‘sofferenze fisiche o psicologiche che le stesse reputano intollerabili’ genericamente dipendenti da ‘trattamenti di sostegno vitale’.
A Natale a Bari un carabiniere è rimasto appeso a un viadotto per un quarto d’ora per sostenere una ragazza di vent’anni in evidente estrema sofferenza psicologica che si stava suicidando, evitando che sprofondasse nel vuoto.
Zaia vuole trasformare il Veneto nella prima regione in cui nel burocratico ‘tempo certo’ di venti giorni quella ragazza di vent’anni sia abbandonata alla sua estrema sofferenza psicologica e aiutata dalla sanità veneta a porre fine ai suoi giorni. Il tutto perché curare una depressa cronica così come un disabile grave costa molto, ammazzarli costa pochissimo, anzi come recita l’articolo 6 della legge di Cappato ‘non derivano nuovi e maggiori oneri a carico del bilancio regionale’.
A Zaia chiedo di fermarsi subito sul suicidio assistito e aprire un ragionamento più complesso, altrimenti il 16 gennaio in Veneto aprirà una mattanza. Si discute tanto di fascismo in queste ore per stupidi saluti romani fuori dal tempo. Zaia non si renda emulo della pratica propagandata dai nazisti con la Aktion T4, la soppressione di malati psichici e disabili nella Germania degli Anni Trenta”.
Massimiliano Zannini, coordinatore regionale del Popolo della Famiglia e consigliere municipale a Mestre, aggiunge: “Novemila firme rappresentano una percentuale ridicola dei milioni di veneti, ne raccogliemmo il doppio come Popolo della Famiglia per il reddito di maternità e nessuno ci ascoltò. Il principale male del Veneto è la denatalità, nel 2011 nascevano più di 45mila bambini, ora poco più di 30mila. L’emergenza per i veneti è essere di più, non essere ancora di meno mandando al macero i più fragili con il suicidio assistito”.