AgenPress – “Sono molto soddisfatto e felice per due motivi. Il primo è che la riapertura del processo è un atto di giustizia nei confronti di chi è in carcere da 17 anni e quindi, meno male che la giustizia in Italia esiste ancora. E secondo, perché sono sempre stato convinto di quello che ho scritto nella mia richiesta di revisione ed è una decisione, quella di Brescia che mi ripaga di alcune negatività e tanti intralci che ho subito da quando sono rientrato alla procura di Milano”.
Lo dice il sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser, sul processo di Erba.
“La mia soddisfazione è professionale, perché la revisione è un fatto straordinario. Non la ritengo una mia vittoria, penso sia una vittoria per il sistema giustizia perché si apre uno spiraglio per un giusto processo con la rivisitazione di tutti gli elementi posti a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi, che secondo me sono inconsistenti. Prove che non provano nulla. O almeno di dubbia provenienza”.
Sulle confessioni degli imputati “non ho mai usato la parola estorto e non la uso – osserva – Diciamo indotte. Arrivano dopo che hanno più volte detto di essere estranei ai fatti. Non credo alla malafede di nessuno. Credo che si siano addossati la responsabilità sulla base di una pressione alla quale era difficile resistere. Una delle tre prove principali, l’unica scientifica, è la traccia ematica rinvenuta. In base agli atti è stata repertata sul battitacco dell’auto degli imputati. Io sostengo che di questa macchia di sangue non c’è traccia negli atti. Negli atti manca un passaggio, quello della catena di custodia indispensabile per la formazione della prova e un giusto processo”.
Sul riconoscimento di Frigerio, “il nome di Olindo gli viene fatto dagli inquirenti e secondo i neuropsichiatri, che hanno analizzato i verbali, questo non è un riconoscimento autentico”.