Essere Animali presenta il dossier “2010-2019 Dieci anni di zootecnia in Italia”, un report che raccoglie i dati degli animali allevati e macellati in Italia nella decade appena trascorsa e analizza i cambiamenti delle filiere produttive e dei consumi di carne, pesce e derivati animali da parte della popolazione del nostro Paese.
Agenpress – Il report evidenzia come nell’arco di dieci anni il consumo pro capite di carne sia calato del 7%, percentuale che trova conferma nella diminuzione sia della quantità di carne prodotta nei macelli italiani, che di quella importata dall’estero.
Nonostante il calo dei consumi, il numero totale di animali macellati è aumentato, una presunta contraddizione la cui spiegazione risiede nel calo delle macellazioni di animali di grande taglia e a carne rossa, come maiali e bovini, a fronte di un aumento di quelle di animali più piccoli e a carne bianca, soprattutto polli. Un cambiamento nei consumi dovuto presumibilmente alle indicazioni contenute nel rapporto OMS del 2015, in cui la carne rossa è stata classificata tra le sostanze probabilmente cancerogene per l’essere umano.
Motivazioni simili sono da ricercarsi anche nell’aumento del consumo di pesce, cresciuto del 33% in dieci anni e sostenuto soprattutto da un maggior ricorso alle importazioni. Risulta infatti in calo in Italia la produzione proveniente dalla pesca e stabile quella da acquacoltura, ovvero l’allevamento di pesci.
“Il numero di animali macellati è aumentato, ma rispetto a dieci anni fa oggi in Italia si mangia meno carne, con un calo del consumo pro capite di 5,4 kg. Diversi fattori hanno contribuito, come i crescenti appelli a un’alimentazione più attenta alla salute, una maggiore consapevolezza circa l’enorme impatto ambientale della produzione di carne, ma anche un aumento della sensibilità rispetto alle condizioni in cui vengono allevati gli animali”, dichiara Simone Montuschi, presidente di Essere Animali.
Secondo l’organizzazione il fattore empatia ha giocato un ruolo chiave nel crollo delle macellazioni di alcune specie in cui l’Italia era leader europeo per allevamento e consumo delle carni. Come cavalli e conigli, le cui macellazioni sono rispettivamente calate del 70% e del 30%, ma anche agnelli, per cui si riscontra anche qui un calo del 30%.
Il report di Essere Animali evidenzia anche un crollo nel consumo di latte. Gli italiani oggi ne bevono 7,6 litri in meno rispetto a dieci anni fa, mentre aumentano gli acquisti di bevande vegetali, più digeribili e facilmente accessibili in tutti i supermercati. Rimane stabile il consumo di formaggi e quello di uova, quest’ultimo solo in leggera flessione.
La filiera della produzione di uova è l’unico settore in cui si stanno verificando cambiamenti nel metodo di allevamento, con numerose aziende che hanno dismesso le gabbie per passare all’allevamento a terra. Ma si tratta comunque di sistemi intensivi, che costituiscono la modalità di allevamento preponderante nel nostro paese, anche per le produzioni DOP. Il report infatti evidenzia come solo l’1% degli allevamenti da carne sia biologico. Non solo, se si escludono timide eccezioni, come ad esempio un lieve incremento del biologico per bovini da carne, aumentano i cosiddetti grandi allevamenti, capaci di contenere in un solo capannone migliaia di animali.
“Oltre a mostrare i cambiamenti del settore zootecnico e dei consumi di prodotti animali nella decade appena trascorsa, questo report vuole essere uno strumento per capire le motivazioni che sono alla base di questi cambiamenti, così da riflettere su una loro futura evoluzione. È evidente che le indicazioni di tipo salutistico abbiano giocato un ruolo fondamentale nell’influenzare le scelte alimentari, ma vi è anche una crescente preoccupazione per il benessere animale, emersa in seguito alla diffusione in televisione delle prime inchieste giornalistiche che hanno mostrato le condizioni critiche degli animali all’interno degli allevamenti intensivi, impegno in cui Essere Animali è in prima linea con la realizzazione di numerose indagini. Per quanto tutto ciò sia avvenuto in pochi anni, vi sono già segnali che mostrano un cambio di prospettive e abitudini di cui probabilmente vedremo gli effetti più importanti negli anni a venire, essendo soprattutto le nuove generazioni a recepire questi cambiamenti.
Diffondiamo questo report”, conclude Montuschi, “per fornire informazioni utili a tutti gli stakeholder di settore, come istituzioni, università, ONG e media, che vogliano intraprendere azioni in direzione di un sistema più etico per gli animali e maggiormente sostenibile per l’ambiente, così da limitare la produzione e il consumo di carne, considerati dall’ONU e da diversi enti scientifici come i principali responsabili del cambiamento climatico”.
La ricerca
Per la stesura del report sono stati raccolti dati circa il numero di animali allevati e macellati in Italia nel corso degli anni, il metodo di allevamento e il consumo pro capite.
Sono state analizzate anche le importazioni di carne e derivati di origine animale, ma non quelle di animali vivi, essendo questi ultimi già conteggiati all’interno dei numeri delle macellazioni del nostro paese. Anche le esportazioni dall’Italia verso l’estero non sono state prese in considerazione.
I cambiamenti sui consumi e sulla produzione di carne evidenziati nel report non sono riconducibili a cambiamenti demografici o economici avvenuti negli anni nel nostro paese. Infatti, rispetto a dieci anni fa, la popolazione italiana è pressoché immutata, così come il reddito pro capite e la capacità di spesa.