Agenpress. “Se nel merito la contrattazione in sede europea è tuttora aperta, con quello che sta già sul tappeto essa non ha certo per alternativa quella di buttar tutto per aria, di rifiutare il Mes e di fare da soli. Infatti, quello che Salvini e la Meloni rimuovono è che oggi l’Italia ha queste cifre fondamentali rapporto debito Pili al 150%, rapporto deficit/Pil all’8%, previsione di riduzione del Pil intorno al 10%.
Orbene, con queste cifre l’Italia sarebbe già a gambe all’aria qualora la Bce non stesse comprando a colpi di decine e decine di miliardi i nostri titoli, non avesse sospeso il fiscal compact e consentito aiuti di Stato. Poi la partita è certamente tutta aperta, ma con tutto quello che dobbiamo fare nel futuro per il nostro dissestato sistema sanitario non si vede come possiamo rifiutare 36 miliardi condizionati solo dal fatto di essere impiegati in quel settore.
Ben diversa fu la situazione nel 2011: allora la Merkel e Sarkozy erano chiaramente schierati contro Berlusconi e Trichet che dirigeva la Bce non spendeva un euro per i titoli italiani. Poi, a dire il vero, il colpo di grazia al governo Berlusconi fu dato dall’allora ministro del Tesoro Tremonti che dichiarò a Napolitano che il decreto crescita elaborato dai ministri Brunetta, Maneoli, Romani non aveva copertura. Se oggi decidessimo di non accettare le misure in discussione dovremmo ricorrere ad una gigantesca patrimoniale. Se poi questa operazione non bastasse e dovessimo tornare sul mercato dovremmo pagare tassi di interesse elevatissimi e quindi andremmo rapidamente verso il default.
Siccome in effetti una linea di questo tipo sottintende l’uscita dall’euro bisogna avere la consapevolezza che essa comporterebbe una svalutazione della lira del 20/30% nell’immediato. E poi un’ultima osservazione sull’argomento: forse la storia della lira è una storia brillante? Ciò detto, la fase 2 implica la possibilità di mettere in campo un’enorme quantità di mascherine, di tamponi e di indagini sierologiche. In caso diverso il contagio rischierebbe di riattivarsi. Di qui una prima domanda: ci sono mascherine per milioni di italiani e quindi in quantità estremamente rilevanti? Dobbiamo essere chiari su questo punto. Le mascherine cosiddette chirurgiche che allo stato sono quelle più a disposizione non coprono chi le porta, ma gli altri.
Allora o la copertura è generale e quindi reciproca oppure si creeranno scoperture pericolosissime specie in zone che sono tuttora pienamente in fase 1 come Milano e tutto il Piemonte. Ciò implica anche che nel corso del tempo ci sarà un fabbisogno di decine di milioni di mascherine che vanno rinnovate. Di qui una domanda che va rivolta a Conte, Speranza, Borrelli e Arcuri: sono in grado di soddisfare quest’esigenza? In secondo luogo, l’esperienza positiva di Zaia nel Veneto mette in evidenza che solo l ‘uso in grande quantità di tamponi ed eventualmente di indagini sierologiche mettono in sicurezza la gente. Allo stato in Italia siamo in condizione di fare lo stesso che si è fatto nel Veneto? È in questo quadro anche che va fatta la scelta riguardante tempi della ripresa del calcio di serie A.
Su questa questione il presidente del Coni Malage) ha detto cose che ci sembrano sagge. Per uno sport di contatto che per di più richiede in ogni partita lo spostamento e la sistemazione di almeno 50 persone è evidente che per procedere in condizioni di minima sicurezza occorre prima e dopo ogni partita l’uso di un’enorme quantità di tamponi. Ma su questo una persona seria e responsabile come Claudio Ranieri ha avanzato interrogativi di fondo domandando se è eticamente sostenibile la scelta di requisire migliaia di tamponi quando essi non sono disponibili per i cittadini. A questo interrogativo finora il mondo del calcio non ha dato risposte ragionevoli.”
Così Fabrizio Cicchitto (Presidente Riformismo e Libertà).