Summit pace. Nessuna dichiarazione congiunta finale per divisione condanne. Sì a due Stati

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AgenPress – Non sarà rilasciata alcuna  dichiarazione congiunta finale a causa di “differenze” tra i leader.

 “I rappresentanti occidentali – dicono le fonti – volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l’uccisione di migliaia di civili a Gaza o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l’ingresso di aiuti nella Striscia”.

Nella dichiarazione della presidenza egiziana si sottolinea che il summit era stato indetto su invito dell’Egitto “per consultarsi ed esplorare i modi per far avanzare gli sforzi verso il contenimento dell’aggravarsi della crisi nella Striscia di Gaza e verso la de-escalation militare tra le parti israeliana e palestinese”.

L’Egitto “ha cercato di costruire un consenso internazionale che trascende le culture, le razze, le religioni e le posizioni politiche, il cui nucleo è costituito dai valori dell’umanità e dalla sua coscienza collettiva che rifiuta la violenza, il terrorismo e l’uccisione illegale” di esseri umani e “chiede la fine della guerra in corso che ha causato la morte di migliaia di civili innocenti sia da parte palestinese che israeliana”.

Ecco cosa hanno detto alcuni leader:

Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha lanciato un appello per un cessate il fuoco umanitario

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha affermato che i sudafricani potrebbero identificarsi con la difficile situazione dei palestinesi nella “lotta per raggiungere la loro libertà”.

Il ministro degli Esteri britannico James Cleverly ha affermato di aver parlato direttamente al governo israeliano “del loro dovere di rispettare il diritto internazionale e dell’importanza di preservare le vite dei civili a Gaza”.

Il ministro degli Esteri giapponese Yōko Kamikawa ha affermato che la comunità internazionale non deve lasciare che la guerra “chiuda le finestre di opportunità per la pace in Medio Oriente”

Il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira ha invitato il mondo a evitare ogni possibilità di ricadute regionali del conflitto

Il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock ha affermato che il fuoco dell’odio non deve essere alimentato, “perché questo è esattamente ciò che Hamas e i suoi sponsor vogliono”

Il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha detto di aver riunito i leader mondiali  nella capitale egiziana per trovare una “road map” per porre fine alla “tragedia umanitaria” in corso a Gaza .

Il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas si è unito ai rappresentanti di 34 paesi, delle Nazioni Unite e di organismi internazionali per il vertice. Israele era assente all’incontro. Abbas è stato provocatorio nei suoi interventi durante l’incontro, dicendo ai leader riuniti “rimarremo nella nostra terra”.

Il re Abdullah II di Giordania ha chiesto la “fine immediata della guerra a Gaza”, aiuti umanitari urgenti, il rifiuto dello sfollamento dei palestinesi e una risoluzione duratura “sulla base della soluzione dei due Stati”.

I ministri degli Esteri di Francia e Germania hanno affermato sabato che, sebbene Israele abbia il diritto all’autodifesa, ha anche la responsabilità di proteggere la popolazione civile di Gaza.

Il premier Giorgia Meloni ha detto che “il terribile attacco di Hamas si è abbattuto contro civili inermi con una efferatezza senza precedenti che lascia allibiti e che dal nostro punto di vista è giusto condannare senza ambiguità”.

“È interesse di tutti leader a questo tavolo che quello che sta accadendo a Gaza non si trasformi in conflitto più ampio, in una guerra di religione, di civiltà, rendendo vani gli sforzi di questi anni per normalizzare i rapporti”.

“L’impressione che ho, per le modalità con cui si è svolto l’attacco”, è che l’obiettivo di Hamas “fosse costringere Israele a una reazione contro Gaza che creasse un solco incolmabile fra Paesi arabi, Israele e Occidente, compromettendo la pace per tutti i cittadini coinvolti, compresi quelli che si dice di voler difendere”, ha aggiunto Meloni.   “Il bersaglio  siamo tutti noi, e cadere in questa trappola sarebbe molto, molto stupido”.

“Dobbiamo fare l’impossibile per evitare una escalation della crisi, per evitare di perdere il controllo di questa crisi, perché le conseguenze sarebbero inimmaginabili. Il modo più serio per farlo è un’iniziativa politica per una soluzione strutturale che si basi sulla prospettiva dei due popoli e due Stati, una soluzione che deve essere concreta e deve avere una tempistica definita”.

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