Agenpress – “Siamo in una fase di controllo della circolazione del virus e questo è un dato positivo. Lo sforzo dei cittadini sta dando i suoi risultati. Ora dobbiamo affrontare un’altra fase altrettanto delicata e difficile, ma che è quella di cambiare un po’ le nostre vite e con cautela, passo dopo passo, provare a ripartire nei singoli settori. Per trovare un modo di convivere con questa infezione facendo sì che circoli il meno possibile. L’obiettivo finale sarà quello di avere il vaccino e di immunizzare tutti i cittadini. Dobbiamo muoverci passo dopo passo cercando di capire la nostra capacità di rispettare le regole e di monitorare quanto sta avvenendo. Dobbiamo esser certi che non aumentino in modo significativo i nuovi casi”.
Così Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2.
“Dobbiamo cambiare le nostre vite, mantenere sempre quel tipo di distanziamento tra noi e gli altri nella vita che andremo a riprendere. Dovremo tutti passo dopo passo provare a fare dei piccoli sforzi per cambiare il nostro modo di vivere. E poi valutare se quello che stiamo mettendo in atto non comporti un aumento significativo di nuovi casi”.
“Il punto essenziale è che le persone che sono state immunizzate sono comunque una minoranza assoluta. La larghissima maggioranza degli italiani, ma parliamo circa del novanta percento, non ha avuto contatto con il virus. E quindi è potenzialmente suscettibile. Questo numero fa sì che l’immunità di gregge sia molto lontana. Dovremmo muoverci con grande attenzione in tutti in contesti. Perché una persona portatrice può far ripartire il nuove di nuovi casi. Accanto alle nuove misure che dovranno essere adottate un po’ alla volta dovremo misurare costantemente il numero di nuovi casi. E’ molto importante che accanto alle nuove misure si misuri costantemente il numero di nuovi casi. Dovessero aumentare, bisognerà fare un passo indietro. Viceversa, potremmo pensare di fare dei passi in avanti”.
Sulle ipotesi che il virus stia diventando meno aggressivo o che abbia delle ondate dalla durata di settanta giorni: “Questo virus fa parte di una famiglia nota che ha già circolato e circolava nel mondo. Però ha delle caratteristiche peculiari e tutto il mondo lo sta studiando, compresi ricercatori italiani che stanno facendo un grandissimo lavoro. Ogni ipotesi va verificata sul campo, bisogna aspettare le verifiche scientifiche che sono in corso per dare risposta a queste domande. Farmaci efficaci? E’ importante sottolineare che l’AIFA sta facendo un’opera enorme di sperimentazione su diverse tipologie di farmaci. Il nostro Paese è un grande laboratorio per valutare quale farmaco risulti più efficace per controllare l’infezione. AIFA nel suo sito riporta in modo molto trasparente le sperimentazioni in corso. Appena ci sarà un numero di casi significativo in grado di fornire dati solidi sicuramente li condividerà con il nostro Paese e con il resto del mondo. Stiamo producendo dati che saranno utili per tutti gli altri Paesi”.
Sulle mascherine obbligatorie nella fase due: “Abbiamo già detto che in alcuni ambienti poter avere delle barriere potrebbe essere utile qualora ci fossero delle persone positive che non sanno di esserlo”.
Sulla corsa al vaccino: “Ci sono molti gruppi a livello mondiale e anche italiano che stanno mettendo a punto dei vaccini che sono a varie fasi di sperimentazione. Qualcuno sull’animale, qualcuno sta già immaginando di iniziare le prime fasi sull’uomo. Il vaccino bisogna sperimentarlo e testarlo, deve essere sicuro. E poi deve poter produrre quella risposta immune che poi garantisca di non contrarre l’infezione. Questo va sperimentato. E poi una volta individuato un vaccino poi va prodotto in milioni di dosi così da garantire a tutti i cittadini di poter essere immunizzati. Questa sarà la risposta definitiva all’infezione”.
Sulla fase due con differenze legate a fasce d’età: “Dobbiamo andare passo dopo passo. Dobbiamo fare piccoli sforzi, valutarne l’efficacia e poi pensare di procedere ai passi successivi. Le persone più anziane e soprattutto le persone portatrici di patologie croniche, magari multiple, sono più fragili. Se contraggono l’infezione è più complesso curarle e purtroppo hanno una probabilità maggiore di non poter sopravvivere. Questi sono elementi importanti, queste fasce le dobbiamo proteggere e fare in modo che siano esposte ancora meno delle altre fasce di popolazione alla possibilità di contrarre l’infezione”.
Sull’estate e la possibilità di andare al mare: “E’ difficile rispondere. Siamo tutti consapevoli ormai che raduni o assembramenti di centinaia o migliaia di persone in spazi ristretti non ci sono consentiti. Questo è il primo dato da cui partire. Dopo di che dobbiamo tenere a mente il principio del passo dopo passo. A partire dal quattro maggio si può iniziare a rilassare alcune misure, misurare ciò che avviene e fare un passettino in più settimana dopo settimana monitorando sempre ciò che succede. Rimane però il dato che grandi assembramenti in spazi ristretti, chiusi o all’aperto, sono una realtà che non possiamo immaginare consentita”.