AgenPress. Occorre un Piano Meloni “Nazione Sicura”. Un’Italia sicura da ogni punto di vista sia relativamente al patrimonio sia alle famiglie: negli spazi, luoghi, territori e paesaggi dove le persone vivono, operano e transitano.
La strada è un tavolo inter-settoriale, inter-istituzionale e inter-ministeriale per l’elaborazione di un piano generale per la cultura dell’abitare, l’attrattività degli investimenti, lo sviluppo sostenibile e la messa in sicurezza della Nazione che abbia però un campo d’azione particolare, sulla prevenzione dei rischi e la gestione delle emergenze legate al territorio.
Il comparto immobiliare allargato nasce da una presa di coscienza della complessità che è propria della nostra economia in cui tutti i settori produttivi sono ormai imprescindibilmente connessi e interdipendenti e dunque necessitano di un coordinamento trasversale per funzionare e esprimere al meglio ogni loro qualità. Soprattutto quando queste qualità sono legate al benessere delle persone e alla tutela dell’ambiente.
L’obbiettivo è riunire i diversi attori che hanno a cuore il benessere delle persone all’interno di un’unica visione di sistema. Parliamo dunque dell’ambiente vissuto, come le abitazioni; dell’ambiente lavorativo, come gli uffici, gli ospedali, le fabbriche, i centri commerciali; del trasporto e delle infrastrutture per la mobilità, che come sappiamo hanno un fortissimo impatto sull’accessibilità e la continuità territoriale.
Organismi, operatori, imprenditori, manager e professionisti appartenenti a più di 30 settori che costituiscono circa il 30% del PIL.
Come Remind, essendo costantemente in contatto con gli operatori e investitori economici internazionali, ci impegniamo a raccontare il nostro Paese non solo nella sua bellezza artistica e culturale, ma anche come un luogo intriso di forze produttive all’altezza di ogni sfida.
Il tema della sostenibilità è al centro delle nostre iniziative e lo stiamo affrontando nel modo che riteniamo più opportuno: in maniera interdisciplinare, attraverso un dialogo inter-istituzionale che riunisce gli operatori coinvolti insieme alle principali istituzioni a livello europeo, nazionale e locale. Sicuramente il Pnrr costituisce una occasione importante con due missioni dedicate alle infrastrutture per una mobilità sostenibile e alla rivoluzione verde e transizione ecologica.
Un esempio virtuoso sono le stazioni. In linea con il Green Deal, ma anticipando di 10 anni il traguardo fissato dall’Europa, il Gruppo FS ha in corso azioni per diventare carbon neutral azzerando le emissioni di CO2 per ridurre il suo impatto climatico e puntando ad autoprodurre almeno il 40% e del suo fabbisogno energetico utilizzando fonti rinnovabili, installando impianti fotovoltaici ed eolici in stazione e nelle aree ferroviarie.
Fondamentali anche le direttive europee ricomprese nel pacchetto “pronti per il 55%” per ridurre le emissioni dell’UE di almeno il 55% entro il 2030; e anche in questo ambito coadiuviamo i lavori delle Istituzioni in vista di normative che favoriscano l’efficienza energetico-ambientale. Parliamo della direttiva EPBD, notoriamente conosciuta come direttiva “Case Green”, il cui iter del Trilogo iniziato il 6 giugno si sta avviando alla conclusione prevista per il 31 agosto 2023.
Quello che è accaduto a livello climatico nell’ultimo periodo non è altro che un’anticipazione di quello che accadrà con sempre più frequenza. Il nostro imperativo è lavorare sulla prevenzione piuttosto che sull’emergenza. Tuttavia anche in questo contesto bisogna stare attenti.
Terremoti, siccità, inondazioni, incendi, alluvioni, venti, grandinate: ma quanti di questi e quali di questi eventi sono attribuibili al cambiamento climatico? Dobbiamo porci questa domanda perché si rischiano equivoci e fare in modo che quello che è accaduto questa estate o in passato tragedie come il Ponte Morandi a Genova o calamità come ad Amatrice nel 2016 o in Irpinia negli anni ’80 vengano ben classificate in modo tale non si ripetano più tali episodi o perlomeno si riesca a contenere i danni per il futuro.
La risposta, proveniente dai nostri think tank e dal magnifico lavoro svolto dai nostri comitati tecnico-scientifici a cui prendono parte operatori, esperti e studiosi del fenomeno, è che il cambiamento climatico ha sicuramente degli effetti negativi sulla vita di tutti, ma bisogna sottolineare con la medesima insistenza che non tutto quello che accade è frutto del cambiamento climatico. Bisogna capire cos’è il cambiamento climatico per affrontarlo bene. Ciò che ci permette di intervenire sugli eventi meteorologici estremi è la conoscenza del territorio. Bisogna individuare zona per zona come il cambiamento climatico si esprime e quali sono le principali conseguenze. Solo partendo da questo dato possiamo predisporre tutto il necessario per intervenire senza essere impreparati. Inoltre, si possono effettuare analisi ancora più precise, conosciute come studi di attribuzione, in cui è possibile, evento per evento, capire quanto è probabile che quello che è avvenuto sia attribuibile al cambiamento climatico. Per quanto riguarda l’alluvione in Emilia-Romagna, secondo gli studi di attribuzione, è molto probabile che il cambiamento climatico abbia inciso in maniera lieve o poco rilevante.
Bisogna muoversi verso una mappatura del patrimonio immobiliare e infrastrutturale volta ad individuarne le fragilità e le opportunità di intervento.
Basandosi sui dati raccolti e sulle valutazioni dei rischi, si dovrebbe sviluppare un piano di sicurezza dettagliato che tenga in considerazione tutto il ciclo di vita dell’immobile, dalla progettazione alla realizzazione, dalla gestione alla manutenzione, fino alla valorizzazione. Il tutto in chiave sostenibile, sia da un punto di vista energetico-ambientale, sia da un punto di vista economico, con misure incentivanti o premialità chiare e durature. E in questo tenendo conto non solo del clima, ma anche delle emergenze energia, gas e materie prime e dei relativi impatti.
Il superbonus 110% è stata ed è una misura controversa in quanto positiva nei suoi intenti ma di difficile comprensione e applicazione le cui pendenze amministrative e tecniche necessitano la massima attenzione per la migliore risoluzione.
Dagli ultimi dati Mef disponibili, sappiamo che il patrimonio immobiliare pubblico ammonta ad almeno 283 miliardi di euro. Una vera e propria ricchezza per l’Italia da tutelare senza venir meno alla possibilità di essere più sostenibili e impattanti sull’ambiente.
Vogliamo essere parte della soluzione per affrontare le sfide legate al cambiamento climatico, alla cultura dell’abitare e all’efficientamento energetico-ambientali adottando azioni pragmatiche e soprattutto graduali per la sicurezza di famiglie e imprese. Il comparto immobiliare allargato è in continua evoluzione, e l’associazione è determinata a guidare questo cambiamento in modo positivo.
È quanto mai necessario superare vecchie categorie settoriali, che seppure importanti per compattare i segmenti delle attività produttive, rinnovino e diano nuovo impulso all’incontrovertibile esigenza dei tempi di congiungere il più vasto panorama di attori e la più estesa partecipazione delle professioni e dei soggetti pubblici e privati, favorendo così sinergie, reti, reciproci arricchimenti.
L’accessibilità economica è una questione critica. Stiamo lavorando per promuovere modelli abitativi più accessibili. Stiamo cercando di incentivare la creazione di politiche di sostegno governativo a partire dai giovani acquirenti e dalle famiglie a reddito medio-basso.
Da questo punto di vista apprezziamo molto l’iniziativa del Governo a guida del Presidente Giorgia Meloni e dei Vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini; azione promossa, in particolare, dal Sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze Lucia Albano consistente in una cabina di regia per il patrimonio immobiliare pubblico che ha l’obbiettivo di mettere a disposizione immobili per le fasce più sensibili lungo la direttrice delle 3S: social housing, senior living e studentati universitari. La nuova cultura dell’abitare, promossa da Remind, sottolinea proprio l’importanza di creare comunità e relazioni significative all’interno dei luoghi di abitazione. Su queste tematiche è attivo un dialogo anche con il Santo Padre e gli uffici del Vaticano.
E’ importante continuare ad alimentare le sinergie Pubblico – Privato anche nell’ambito della sicurezza urbana attraverso l’individuazione di forme d’intervento sussidiario rispetto alle attività delle forze dell’ordine, della protezione civile e delle altre istituzioni preposte.
Il nostro scopo è quello di costruire un presente e un futuro migliore, integrando il vasto bagaglio tecnico e esperienziale del passato con le nuove frontiere dell’innovazione all’interno di un tessuto sociale, economico e culturale in costante evoluzione.
Continueremo a lavorare per affrontare le sfide del presente e per cogliere le opportunità che ci attendono, con l’obiettivo che l’immobiliare allargato possa continuare a contribuire sempre di più alla crescita della nostra Nazione.