Calcio, contenzioso Perugia-Lecco. Magistrato Mignini: “Mi auguro che il Consiglio di Stato decida di riconoscere il diritto a chi ce l’ha, cioè, al Perugia”

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Nell’attesa della sentenza del Consiglio di Stato, crescono le perplessità sulle decisioni del Tar del Lazio


AgenPress.  Si impone un breve riassunto del contenzioso sull’ammissione al campionato di serie B tra il Perugia e il Lecco. Tutta la tifoseria perugina e gli ambienti cittadini, pur non essendo direttamente interessati alle sorti calcistiche della squadra, ne avvertono l’estrema rilevanza sotto tutti gli aspetti, perché giocare in serie B, con la prospettiva, magari, di puntare alla A o in serie C, ha delle ripercussioni enormi dal punto di vista del prestigio cittadino, dello stesso turismo, della promozione economica della città e del suo comparto territoriale.

Le vicende di questo contenzioso lasciano perplessità evidenti in chi le esamini con occhio distaccato.

Dispongo, oltre che del controricorso e ricorso incidentale del Perugia dinanzi al TAR del Lazio e mi stupisce che esso sia stato disatteso e in modo tanto discutibile.

Una controversia deve essere decisa dalle regole esistenti e sotto un profilo prettamente giuridico.

Il modo di ragionare che si applica al “diritto” è molto rigoroso. Le coordinate sono le regole e l’organo decidente non deve fare altro che applicarle. O si, se la condotta oggetto di esame le rispetta o no, quando accade il contrario.

Il “diritto” non conosce il “ma”, il “forse”, il “quasi”, conosce il si’ e il no.

Talvolta le norme sono di difficile interpretazione e presentano aspetti di ambiguità e allora soccorrono le regole di interpretazione. Nulla è lasciato al caso.

Sgomberiamo subito il campo da qualunque tipo di incertezza. Stavolta le regole, esistenti, sono di una chiarezza cristallina.

Quando i miei amici tifosi, e in particolare il generoso e intelligente, direttore, Ettore Bertolini, mi chiesero cosa ne pensassi del contenzioso in cui s’è trovato coinvolto il Perugia, risposi: “Termine perentorio ? E’ questo il problema? Allora non c’è problema, non c’è il minimo problema, gli organi chiamati a decidere, cioè il CONI e la FIGC e poi gli organi della giustizia amministrativa hanno la strada spianata davanti a loro. Non si discute e, come mi capita di dire quando una cosa è certa, forse avrò raggiunto il termine “Punto e basta.”

Il CONI, l’unico organo competente in materia di ammissione ai campionati, ha dato ragione al Perugia. Il Lecco non ha dimostrato nei termini di poter disporre di uno stadio idoneo alla serie B. Problema chiuso.

Stessa decisione, quella della FIGC del 30 giugno 2023.

Poi la FIGC, su cui gravano pacificamente grosse responsabilità nella vicenda, pur essendo rimasti inalterati i presupposti di fatto e di diritto, cambia la decisione il 7 luglio dello stesso anno. Me lo ricordo bene perché quel giorno inizia la settimana della festa di San Fermin di Pamplona, che seguo da anni.

Non era cambiato nulla ma la FIGC decide in un modo il 30 e una settimana dopo ribalta la decisione. Il CONI è stato invece decisamente più coerente.

Che è successo alla FIGC ?

L’organismo era forse distratto il 30 e si è ripreso il 7 luglio ?

“Forza maggiore” ha “sentenziato” il 7 luglio la FIGC. Il Lecco non ha potuto rispettare i termini perché si è trovato in una situazione di “forza maggiore”, “cui resisti non potest”, come si dice.

E il TAR del Lazio ha sostanzialmente bissato questa stravaganza, mentre, occorre ripeterlo, l’allora presidente del Lecco Di Nunno ha inveito a lungo contro tutta Perugia, con espressioni inqualificabili, invocando un argomento suggestivo, ma che è assolutamente al di fuori della normativa, cioè il “merito sportivo”.

Il Lecco “doveva”, secondo il Di Nunno, essere favorito perché aveva conquistato la promozione sul campo.

Ma quale forza maggiore ? Il brillante avvocato difensore del Perugia ha tolto di mezzo con estremo rigore questo argomento.

Il Sistema delle licenze nazionali, Titolo II, Criteri infrastrutturali, lett. A, p. 12, indica il termine del 15 giugno 2023 (lett. A, n. 1) come quello in cui la società che aspira all’iscrizione deve indicare lo stadio in cui giocherà. Dovrà anche allegare le certificazioni di cui ai nn. 2, 3 e 4.15 giugno 23. E invece il Lecco del “merito sportivo” che fa ?  Il De Nunno si era chiesto se questo Stadio, il vetusto Rigamonti, dove, se non sbaglio, giocò il Perugia di Guido Mazzetti e del Presidente Spagnoli e fu impegnato con la squadra “lariana” ed altre nel famoso spareggio di Bologna, nel 1967, fosse adeguato e rispondente alle previsioni? Se lo chiede il 15 giugno ed è talmente convinto che indica proprio lo Stadio Rigamonti, ma tutti sanno che questo impianto è assolutamente inadeguato.

Il termine perentorio era spirato, ormai. Il Lecco aveva perso il diritto all’ammissione, a norma delle regole vigenti.

C’era un ulteriore termine, quello del 20 giugno, ma è quello, perentorio, fissato per le integrazioni (si veda lo stesso Sistema, lett. B, p. 12). Se hai omesso qualcosa, a completamento, devi integrare la tua domanda entro e non oltre il 20.

Lo Stadio era il Rigamonti, perché così aveva deciso il Lecco che poteva intervenire con integrazioni entro e non oltre il 20.

E invece il Lecco che fa ? Si sveglia dall’evidente torpore e dice: “ No, scusate, mi sono sbagliato….revochiamo il Rigamonti e indichiamo lo Stadio di Padova….scusate”.

E la FIGC che fa? “Decide”, si fa per dire, all’”italiana”, alla…buona. E sia. “Forza Maggiore”, le paroline “mantra” e il gioco è fatto.

E così si afferma un sistema, un’ottica vaga e oscura, un’ottica indeterminata, l’ottica del “merito”, un’ottica, non si può negare, di tipo “politico compensativo” ma l’ottica “politica” fa a pugni con la giustizia. Corrispondono a due virtù cardinali radicalmente diverse. “Prudenza”, per la politica, la virtù del retto agire, “Giustizia” per l’atto di attribuire la ragione e il torto, secondo il criterio del “dare a ciascuno quello che gli spetta”, non di più né di meno.

E allora questa squadra di provincia, “simpatica” a tanti, non ce l’ha fatta a trovare lo Stadio in tempo, ma poi, scaduto l’inutile termine del 20 luglio, si è data da fare……come poteva in un paio di giorni, ottemperare ? Ottemperare a che ? A quello che avrebbe dovuto essere fatto entro e non oltre il 15 ?

“Forza maggiore” ? Ma non scherziamo. Sin dal 9 novembre 2022 il Lecco sapeva di dover trovare uno stadio adeguato perché a quella data erano entrati in vigore i rigorosi termini previsti dal citato Sistema.

Il ritardo dei play off, anch’esso prevedibile, non c’entra nulla.

Questa vicenda va riportata alla chiarezza e alla trasparenza della “Giustizia”, dove il parametro è solo il rispetto delle regole. Vanno banditi i “ma”, i “se”, i “però”, tutto questo ciarpame.

La decisione del 7 luglio e quella del TAR del Lazio vanno ribaltate. Con molta franchezza, tutti le stanno guardando con crescente imbarazzo. Mi auguro che il Consiglio di Stato decida di porre fine a questa confusione e di riconoscere il diritto a chi ce l’ha, cioè, nella fattispecie, al Perugia.”

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