Quando non ci sono visioni per il futuro non basta vincere un’elezione per garantire stabilità
AgenPress. Vi è un surriscaldamento nella attività di governo che si aggiunge a quello climatico. Tanti i temi sul tavolo, molti nodi ma le soluzioni non sembrano a portata di mano.
Sul Pnrr gravano riserve enormi e anche le acrobazie linguistiche non diradano le nubi che, pesano sui risultati. Il frazionamento delle risorse, determinato da spinte territoriali elettoralistiche, impedisce una progettualità organica.
Rimangono tanti altri nodi: quello della giustizia, del salario minimo, della emigrazione. Nello sfondo la grande questione sulla identità della nostra repubblica: un capo di governo eletto, cioè una versione presidenzialistica e poi l’autonomia differenziata, che farebbe dell’Italia uno Stato federale.
E ancora la riforma elettorale che non è indipendente dell’assetto istituzionale ma è funzionale. Gli articoli della Costituzione da modificare: trattandosi di un capovolgimento sostanziale della Carta fondamentale della Repubblica, non si può seguire la procedura dell’ art 138, ma un vero pronunciamento del corpo elettorale attraverso referendum o la elezione di una Assemblea Costituente.
La scelta è tra repubblica parlamentare e unitaria oppure altro: governo forte, regioni, Stato e Parlamento decorativo. Una scelta fra democrazia partecipata o eterodiretta. Si avverte pesantemente il limite della non politica che produce incertezza e instabilità.
Quando non ci sono visioni per il futuro non basta vincere una elezione per garantire stabilità, che viene meno, perché tutto è affidato alle emozioni del momento. Non ci sono idee ma caselle da riempire. La polarizzazione degli schieramenti era considerata una conquista, oggi si è capito che è una debolezza.
Aver decretato la fine di una area moderata di confronto e di equilibrio attraverso leggi elettorali liberticide, che hanno sottratto ai cittadini il potere di scegliere i parlamentari, è stato un’ inganno epocale.
Ora molti corrono a occupare il centro non per convinzione ma perché è uno spazio libero. E i post democristiani? Rimangono divisi, più litigiosi che mai. C’è chi pensa di portare il patrimonio della DC in alvei innaturali, altri stanno in attesa, altri giocano su più tavoli. In tutto questo una storia viene smentita, offesa.
La forza dei post democristiani si ritrova nella fede della propria idea, non per farne doni che non servono a nessuno. I movimenti, le associazioni dei post democratici cristiani si ritrovino tutti insieme per esistere per riprendere il cammino per la libertà.
Se non ci si ritrova tutto è perduto, rimarrà la diaspora e i tanti inseguiranno la generosità altrui per far vivere se stessi e non le idee sostanzialmente abbandonate e spudoratamente conclamate.
Mario Tassone