AgenPress – “A Salvini dirò che non abbiamo sicurezza nelle infrastrutture. Poche settimane fa c’è stato un incendio in galleria in Liguria, cinque anni dopo quello che è successo qui, cosa che ha messo in evidenza ancora una volta le carenze. La nostra percezione grave è che la morte dei nostri cari sia servita a poco”.
Lo ha detto Egle Possetti, portavoce del Comitato parenti vittime del ponte Morandi a margine della cerimonia di commemorazione delle vittime nel crollo avvenuto cinque anni fa.
“Fino all’ultimo giorno noi non saremo tranquilli. Il lavoro sta andando avanti bene, con intensità. Speriamo che si arrivi alla fine naturale del processo senza intoppi e in tutti i gradi di giudizio, ma dovremo essere vigili. Il primo grado è una cosa, tutti gli altri sono più complicati. Non mancheremo di essere attivi in ogni grado”.
I giudici e i pm, continua Possetti, “stanno cercando di fare al meglio, tre udienze a settimana. Sono dei tempi molto veloci per portare avanti un processo. È chiaro che noi vorremmo già che fosse finito. Venire in aula ogni volta è sempre più difficile, per noi è veramente complicato stare lì ed è sempre più pesante. Andando avanti il dolore si trasforma ma è sempre fortissimo. Noi speriamo che alla fine del prossimo anno ci sia il primo grado di giudizio. Ci speriamo. E come comitato e parti civili faremo di tutto perché il processo vada alla fine naturale”.
“Abbiamo sentito in aula troppi non so e non ricordo. È emersa tanta approssimazione e incompetenza. Ci sono state persone che conoscevano le condizioni di questo ponte e non hanno fatto nulla. Siamo ancora fiduciosi che la giustizia faccia il suo dovere, noi saremo vigili sino alla fine”.
“Poi ci sono coloro che hanno beneficiato di utili immensi e ora stanno diversificando i loro interessi e pulendo la loro immagine. I nostri cari devono avere la legge sulle vittime dell’incuria e il memoriale che sorgerà qui e che stiamo seguendo”.
“Lo Stato non ha fatto i suoi interessi in questa vicenda, sia scrivendo una concessione inaccettabile sia acquisendo senza fiatare, quasi genuflesso, i controlli eseguiti da chi avrebbe dovuto essere il controllato. Infine giungendo a patti con questo nemico. La chiusura amministrativa di questa vicenda resta e resterà per sempre una pugnalata gravissima che non potremo mai dimenticare come parenti delle vittime e come cittadini dagli organi democraticamente eletti e dei dipendenti pubblici interessati nella vicenda”.