AgenPress – Azzurra Campari, di origine italiana, aveva 28 anni ed era stata portata alle Vallette da Genova Pontedecimo, dove si è impiccata Il sindacato di polizia penitenziaria Sappe afferma che il decesso di Azzurra insieme a quello di un’altra donna di origini nigeriane, Susan J, detenuta nel carcere Le Vallette di Torino “si è lasciata morire di fame”, “impongono al Ministro della Giustizia Carlo Nordio un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese”.
“E’ necessario – afferma il segretario generale, Donato Capece – prevedere un nuovo modello custodiale. Le carceri sono in ebollizione da mesi e il primo grande latitante è il Capo dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo che è anche, incidentalmente, Capo della Polizia Penitenziaria”. Per Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp, “a fronte di un’emergenza che appare insanabile non possiamo che ribadire l’estrema urgenza di provvedere a un commissariamento del sistema penitenziario italiano”.
Monica Cristina Gallo, garante comunale per i diritti dei detenuti a Torino, interpellata in merito, si è detta “rammaricata”, precisando però che “dal carcere non ci sono mai giunte segnalazioni relative al caso di questa persona”. Un’altra donna si è tolta la vita nello stesso carcere.
La donna morta di fame era sposata e aveva un figlio di 4 anni. Era stata portata nel carcere delle Vallette il 21 luglio dopo aver trascorso un lungo periodo agli arresti domiciliari: doveva scontare una pena detentiva inflitta dalla corte di Catania per tratta e immigrazione clandestina.
La donna, detenuta con fine pena nel 2030, si è lasciata morire di fame in una delle stanze del reparto di ‘Articolazione tutela salute mentale’. Una poliziotta penitenziaria l’ha trovata in bagno priva di vita. Inutili i tentativi di rianimarla. Dopo l’arrivo in carcere, la donna nigeriana aveva rifiutato subito acqua, cibo e integratori, così come aveva rifiutato il ricovero in ospedale. Parlava giusto per chiedere quando il suo compagno, impegnato coi turni in fabbrica, sarebbe andato a visitarla.
La donna era stata condannata a 10 anni e 4 mesi per tratta di persone. Non è chiaro cosa sia accaduto davvero in queste settimane, perché la donna non ha mai protestato, ma avrebbe lasciato un biglietto in cella: “Se mi capita qualcosa avvisate i miei avvocati”.
Monica la mamma di Azzurra pensava che in quel carcere pensava che la figlia fosse al sicuro e lo ribadisce l’avvocata Marzia Ballestra: “Se è mancata l’attenzione e la vigilanza, si tratta di un fatto gravissimo”. Azzurra – racconta La Stampa – “aveva un cuore grande”, così dicono. “Si affezionava alle persone”. Cresciuta a Riva Ligure, in provincia di Imperia, a dieci anni trascorre un periodo in comunità. Qualche problema in famiglia, prende il cognome della madre, una donna che è rimasta sempre al suo fianco. Gli studi all’alberghiero, i lavoretti saltuari. E purtroppo anche la dipendenza dalla droga, l’aiuto fornito dal Sert. Nel frattempo i furti, una tentata rapina a Cuneo che le è costata il carcere. Tutti vecchi reati, commessi tra il 2013 e il 2014, finiti di scontare il 3 marzo 2025. “Non bisognava lasciarla sola – dice l’avvocata Ballestra – ma starle accanto”. Il 29 luglio Azzurra è stata trasferita da Pontedecimo di Genova al Lorusso e Cutugno di Torino. Mamma Monica voleva fissare un colloquio al più presto proprio perché conosceva le difficoltà della figlia. Ha provato a chiamare decine di volte, mandando mail per fissare un incontro con la giovane detenuta. Nessuna risposta.
“La famiglia in oggi ha solamente saputo che Azzurra ha perso la vita e si è impiccata – afferma il legale -. Per ora, ufficialmente non ha avuto altro tipo di comunicazione. Il corpo della ragazza è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria e si attende di sapere se si procederà o meno con l’autopsia. E comunque sarà da capire in che contesto e in che modo si è sviluppato questo gesto”.