AgenPress – Nel decreto Asset, approvato il 7 agosto dal Consiglio dei ministri, c’è anche una norma che riguarda la tassazione degli extraprofitti delle banche. Il prelievo sugli extraprofitti, secondo quanto si apprende da fonti di governo, dovrebbe portare alle casse dello Stato più di 2 miliardi. La misura è stata approvata a sorpresa: la tassa varrà sui bilanci 2022 e 2023. Il prelievo del 40% scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 “eccede per almeno il 3%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022.
Come reazione la Borsa di Milano apre in calo con il Ftse Mib che cede lo 0,5% a 28.388 punti. Crollano i titoli delle banche dopo la tassa sugli extraprofitti bancari nei bilanci 2022 e 2023. Il prelievo del 40% scatterà se il margine di interesse registrato nel 2022 “eccede per almeno il 3%” il valore dell’esercizio 2021. Percentuale che sale al 6% confrontando il 2023 col 2022. Unicredit, Intesa non fanno prezzo con un calo teorico oltre il 6%, Bper resta fuori dagli scambi con un calo teorico di oltre il 13%, Mediobanca cede il 4,3%, Mediolanum il 3,18%.
Affondano Bper e Banco Bpm, ma soffrono tutte le quotate a Piazza Affari: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Finco, Mediolanum, Mediobanca e Banca Generali. A Piazza Affari sono stati spazzati via dalla capitalizzazione di Borsa circa 10 miliardi di euro. Gli analisti sottolineano che “il nuovo impatto simulato è anche superiore alla simulazione che abbiamo eseguito ad aprile”
Spazzati via dalla capitalizzazione di Borsa circa 10 miliardi di euro. Bper Banca cede il 7,6%, Finecobank il 7,3%, Intesa Sanpaolo il 6,9%, Mps il 6,8%, Banco Bpm il 6,6%, Unicredit il 5,5%, Mediolanum il 3,3% e Mediobanca l’1,6 per cento. Gli analisti sottolineano che “il nuovo impatto simulato è anche superiore alla simulazione che abbiamo eseguito ad aprile” e calcolano che l’utile netto delle banche nel 2023 potrebbe essere ridotto di circa il 10 per cento.