Libano: quasi 9 famiglie su 10 non hanno abbastanza soldi per comprare i beni di prima necessità. Aumenta il lavoro minorile

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Nuovo studio dell’UNICEF su 2.090 famiglie con almeno 1 figlio


AgenPress. Secondo una nuova indagine dell’UNICEF, le famiglie in Libano riescono a malapena a soddisfare i bisogni più elementari, nonostante la drastica riduzione delle spese. Un numero crescente di famiglie è costretto a mandare a lavorare i propri figli, alcuni anche di sei anni, nel disperato tentativo di sopravvivere alla crisi socioeconomica che colpisce il Paese.

Il rapporto, basato sull’ultima valutazione rapida dell’UNICEF sulla vita dei bambini, mostra che quasi 9 famiglie su 10 non hanno abbastanza soldi per comprare i beni di prima necessità, costringendole a ricorrere a misure estreme per far fronte alla crisi.

Il rapporto mostra che:

–        Il 15% delle famiglie ha interrotto l’istruzione dei propri bambini, rispetto al circa il 10% di un anno fa, e il 52% ha ridotto la spesa sull’istruzione, rispetto al 38% l’anno scorso.

–        Tre quarti delle famiglie hanno ridotto la spesa per le cure mediche, rispetto a 6 su 10 lo scorso anno.

–        2 famiglie su 5 sono state costrette a vendere i possedimenti familiari, erano circa 1 su 5 lo scorso anno.

–        Oltre 1 famiglia su 10 è stata costretta a far lavorare i propri figli per sopravvivere; questo dato aumenta a 1 famiglia su 4 fra i bambini siriani.

I risultati dell’indagine mostrano un quadro drammatico della situazione, mentre la crisi continui ad aggravarsi per il quarto anno consecutivo, con conseguenze devastanti per i bambini.

“L’aggravarsi delle crisi che i bambini libanesi si trovano ad affrontare sta creando una situazione insopportabile, che abbatte il loro spirito, danneggia la loro salute mentale e minaccia di cancellare la loro speranza in un futuro migliore”, ha dichiarato Edouard Beigbeder, Rappresentante dell’UNICEF in Libano.

Nonostante queste misure disperate, molte famiglie non possono permettersi la quantità e la varietà di cibo di cui hanno bisogno, e inoltre non possono permettersi le spese necessarie per ricevere cure mediche. La crisi sta anche aumentando la “povertà mestruale” (period poverty): poco più della metà degli intervistati ha dichiarato che le donne e le ragazze della famiglia non hanno abbastanza articoli per l’igiene femminile, come gli assorbenti igienici, e quasi tutti hanno detto che ora sono troppo costosi.

Molte persone che si prendono cura dei bambini ammettono che questa situazione desolante causa loro uno stress persistente, che si traduce in sentimenti di rabbia nei confronti dei figli. 6 su 10 hanno sentito di voler urlare contro i propri figli e 2 su 10 di volerli picchiare nelle due settimane precedenti al momento in cui è stato condotto il sondaggio.

Le crescenti tensioni, unite alle privazioni, stanno avendo un grave impatto sulla salute mentale dei bambini. Quasi 7 persone che si prendono cura dei bambini su 10 hanno dichiarato che i loro figli sembrano ansiosi, nervosi o preoccupati, e quasi la metà ha detto che i loro figli erano molto tristi o si sentivano depressi ogni settimana.

Le lacune nel sistema nazionale di protezione sociale e l’accesso limitato ai servizi essenziali, in particolare all’istruzione e alla sanità, rendono ancora più difficile per le famiglie affrontare la crisi.

L’UNICEF esorta il Governo ad attuare rapidamente la Strategia nazionale di protezione sociale (NSPS), recentemente elaborata, che prevede di fornire sussidi sociali a chi ne ha più bisogno, comprese le famiglie vulnerabili che crescono bambini. L’UNICEF esorta inoltre il Governo a investire nell’istruzione attraverso riforme e politiche nazionali per garantire che tutti i bambini, ma in particolare quelli più vulnerabili, abbiano accesso a un’istruzione inclusiva e di qualità.

“Aumentare gli investimenti nei servizi essenziali per l’infanzia – in particolare istruzione, salute e protezione sociale – aiuterà a mitigare l’impatto della crisi, a garantire il benessere e la sopravvivenza delle generazioni future e a contribuire alla ripresa economica”, ha dichiarato Beigbeder.

Le indagini dell’UNICEF vengono realizzate due volte l’anno in Libano. La scorsa è stata condotta telefonicamente a maggio 2023 su 2090 famiglie con almeno 1 bambino (1083 libanesi, 518 rifugiate siriane, 489 rifugiate palestinesi).

L’UNICEF ha ampliato i suoi programmi per rispondere all’aggravarsi della crisi:

  • Sostenendo il Governo libanese nel lancio del primo assegno nazionale di invalidità del Paese, insieme all’OIL e a gruppi della società civile;
  • Sostenendo la fornitura di 97 tonnellate di farmaci e aiuti medici essenziali per i centri di assistenza sanitaria primaria;
  • Sostenendo un migliore accesso ai servizi di vaccinazione per raggiungere 240.000 bambini attraverso unità mobili di vaccinazione;
  • Dotando 150 centri di assistenza sanitaria primaria di attrezzature per l’energia solare ed elettrica, per ridurre i costi e garantire che le vaccinazioni e i servizi essenziali non vengano interrotti;
  • Fornendo integratori di micronutrienti a 58.000 bambini di età inferiore ai 5 anni, sottoponendo a screening 400.000 bambini e sovvenzionando le cure di 3.200 bambini con malnutrizione acuta;
  • Sostenendo più di 400.000 bambini vulnerabili nell’accesso all’istruzione formale, coprendo le spese di iscrizione scolastica;
  • Formando 25.000 insegnanti per il recupero scolastico, per far fronte alle perdite di apprendimento causate dalla chiusura delle scuole durante la pandemia di coronavirus (COVID-19);
  • Garantendo assistenza in denaro per l’istruzione a più di 73.500 bambini che frequentano l’istruzione formale, compresi i bambini con disabilità;
  • Ripristinando 120 scuole pubbliche e avviando i lavori per la costruzione di quattro nuovi complessi scolastici;
  • Sostenendo i servizi idrici con forniture, combustibili e riparazioni, consentendo di sostenere l’equivalente di una o due ore al giorno di fornitura di acqua potabile a 3,4 milioni di persone;
  • Riabilitando 11 impianti di trattamento delle acque reflue in tutto il Libano;
  • Raggiungendo più di 63.300 bambini e persone che se ne prendono cura con servizi di protezione dell’infanzia, salute mentale e supporto psicosociale (MHPSS) e quasi 25.700 donne e ragazze con servizi contro la violenza di genere (GBV).
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