Caso Amara. Piercamillo Davigo condannato a un anno e 3 mesi in primo grado. Diffuse dei verbali segreti e danneggiò un collega del Csm

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AgenPress – Piercamillo Davigo è stato condannato, in primo grado, ad un anno e tre mesi di carcere per aver infranto una regola fondamentale per un magistrato: la rivelazione di segreto d’ufficio.

Davigo, poi divenuto magistrato di Cassazione e membro del Csm, è stato condannato ad un anno e tre mesi con la sospensione condizionale della pena, la non menzione della condanna nel casellario giudiziale e la concessione delle attenuanti generiche. Era imputato davanti al tribunale di Brescia per rivelazione del segreto d’ufficio in merito ai verbali di Piero Amara su una presunta Loggia Ungheria. Le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni. Il difensore di Davigo, Francesco Borasi, ha già preannunciato appello contro la condanna.

Davigo è stato condannato anche a risarcire con 20 mila euro che Sebastiano Ardita, il suo ex collega a palazzo dei Marescialli, e co-fondatore della corrente Autonomia e Indipendenza, che si è costituito parte civile ritenendo di essere stato danneggiato dalla vicenda.

A rinviare a giudizio Davigo era stato il gup bresciano Federica Brugnara che aveva ritenuto fosse necessario il vaglio di un collegio per stabilire se, come aveva ipotizzato la Procura, l’ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Davigo, era persona autorizzata a ricevere quei verbali (dal pm milanese Pietro Storari, poi uscito indenne dalla vicenda) coperti dal segreto istruttorio e se poteva anche divulgare il loro contenuto ai colleghi e al presidente, dell’epoca, della commissione antimafia Nicola Morra.

Secondo il capo di imputazione, Davigo, dopo aver ricevuto dal pubblico ministero quegli atti, “violando i doveri” legati alle sue funzioni e “abusando delle sue qualità”, li avrebbe diffuso ad altri componenti di Palazzo dei Marescialli e a Morra in modo “informale e senza alcuna ragione ufficiale”. Davigo ha sempre sostenuto, anche in molte occasioni pubbliche, che si sarebbe trattato di un comportamento lecito e continuerà a farlo nei prossimi gradi di giudizio. Per ora gli è costata una condanna ad un anno e tre mesi..

La sentenza accoglie la richiesta della pubblica accusa che sosteneva che Davigo avesse preso dalle mani del pm milanese Paolo Storari – assolto in via definitiva al termine del processo abbreviato – i verbali segreti di Piero Amara, in cui l’ex avvocato esterno di Eni ha svelato l’esistenza della presunta associazione massonica.

All’imputato la corte ha riconosciuto le attenuanti generiche, le motivazioni saranno rese note tra 30 giorni. Le dichiarazioni furono rese da Amara in cinque interrogatori, tra il 6 dicembre 2019 e l’11 gennaio 2020, nell’inchiesta sul cosiddetto “falso complotto Eni”, di cui Storari era uno dei titolari insieme alla collega Laura Pedio. Una consegna avvenuta a Milano nell’aprile del 2020, da stessa ammissione di Storari, a casa di Davigo a cui fu data una chiavetta con gli atti secretati per poter denunciare la presunta inerzia a indagare da parte dei vertici della Procura milanese – in particolare dall’allora procuratore capo di Milano Francesco Greco e dall’aggiunto Pedio – sull’ipotetica “Loggia Ungheria” di cui avrebbero fatto parte personaggi delle istituzioni e delle forze armate, oltre a due componenti del Csm in carica in quel momento.

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