Agenpress – La SVIMEZ stima un calo del Pil del -8,4% per l’Italia, del -8,5% al Centro-Nord e del – 7,9% nel Mezzogiorno. Si tratta di una previsione che considera il solo impatto del “cura Italia”.
Ulteriori interventi espansivi potrebbero attenuare la dinamica recessiva. Il
profilo trimestrale 2020 evidenzia un impatto più rilevante nel primo semestre nelle
regioni del Centro-Nord epicentro della crisi sanitaria. Il rimbalzo positivo, invece, che
ci si attende con il venir meno del lockdown appare più intenso nelle regioni del CentroNord. Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali
rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7).
I tempi incerti del lockdown e l’incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacità produttiva. I dati territoriali sul blocco delle
attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell’ultima crisi.
Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali che non
hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato
dall’ultima crisi. Rispetto alla grande crisi, il processo di selezione, allora dispiegatosi
lungo un arco temporale ampio, oggi è anticipato all’inizio alla crisi con un’interruzione
improvvisa che ha posto immediatamente al policy maker l’urgenza di intervenire a
sostegno della liquidità delle imprese, di ogni dimensione.
Un’urgenza che si è tradotta nel d.l. liquidità approvato nel Consiglio dei Ministri del 7 aprile. Sulla base dei dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800.000 euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell’indebitamento portano a stimare una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord.